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6 luglio 2019

“Inno alla nemesi”
Formula 1 GP di Austria: Max Verstappen, stella fuorilegge(?)


austria gp 2019 f1 spielberg max verstappen red bull gp focus| F1 GP Austria 2019, Max Verstappen, Red Bull Racing - FOTO BY @redbullracing |
Spielberg. Österreichring, A1-Ring, Red Bull Ring, tre nomi per identificare negli anni il corto e cazzuto tracciato del GP di Austria. Sito di epiche battaglie, sempre sul cuneiforme pezzo d'asfalto corredato dall'inquietante, affascinante bosco di abeti sullo sfondo. Remus, il rampino, il teatro dell'episodio principe di questa nuova edizione monca dello strapotere d'argento, dello show targato Max Verstappen e Charles Leclerc, il nuovo presente della martoriata, inalberata Formula 1.

Il momento è giunto, forse da tempo, per un passaggio di consegne trasceso in terra austriaca con possenza, in tutta la più fervida realtà. Rimarrà poco tempo, qualche anno, ai Re di questa era per restare ai vertici, già in lotta aperta per mantenere lo scettro di padroni assoluti, contro questo arcigno, visionario ricambio generazionale in atto. Con Max e Charles i primi guerriglieri dell'epocale golpe.

Testimonianza rilasciata sulla romantica pista di Spielberg, un atto volontario utile a sgomberare il campo da ulteriori dubbi, riserve, sullo switch in divenire tra il vecchio ed il nuovo che deve avanzare. Il timing è quello migliore, per un appeal deteriorato di uno sport fantastico, trasformatosi in una sorta di buco nero cosmico per un lento processo di autodistruzione dovuto a regolamenti ottusi, esplosi in un vortice irreversibile di totale inadeguatezza.
La sfida all'ultima ruotata di scena alla Remus è la trasfigurazione di un grido di sopravvivenza, per una essenza racing calpestata, presa a pugni in malo modo da giudici e commissari. Un'assurda guerra nella guerra, dove il latente, nobile, vero spettacolo mai scomparso della Formula 1 ha iniziato una spregiudicata fase di terrorismo contro i suoi manipolatori. Sottospecie di carcerieri del brivido, delle emozioni, della passione trasmissibile da chi vola con queste vetture, sull'onta della bramosia da primi della classe.

Il Canada d'annata rappresenta il punto di non ritorno per un inno alla nemesi di una distorta giurisprudenza sportiva, approdata finanche sui divani di tutto il mondo. Lo scontro di domenica, rusticano, potente tra quella Red Bull e quella Ferrari, controfirma la rottura concettuale con un presente inquinato da giuristi sulla deontologia professionale dell'automobilismo da corsa. Un atteggiamento indotto, fomentato erroneamente da regole spazzatura.

Bisogna fare oramai i conti, porre i corretti quesiti, comprendere che la cosiddetta "sporcizia" di guida è uno dei sali delle corse. Si, perché Verstappen ha dato uno schiaffone all'irriducibile Leclerc, null'altro che uno dei due rapporti facenti capo alla stessa proporzione matematica. Quella secondo cui, a parti invertite, il risultato non sarebbe potuto cambiare di una sola cifra, allorquando dipendente da due campioni che vanno a scontrarsi per la gloria.
Quando certe azioni non sono compromettenti per il passaggio alla bandiera a scacchi, figlie della tenacia, della classe, del talento, della grandezza sportiva di entrambi. Sia per una difesa eroica e coriacea, sia per un attacco rabbioso e risolutivo. E nessuno ha il diritto di interferire in una così stoica schermaglia, in un istante puro di agonismo border line, costruito e inscenato, di esclusiva prerogativa dei suoi protagonisti.

Resta solo il guardare, lo stare irti dinanzi un duello favoloso, tra due maghi giovani del volante, apprezzare un simile regalo, ratificare l'apparente immoralità dell'uno o dell'altro. Di entrambi. Accettare la sconfitta, il successo, due facce della stessa medaglia forgiate da una miriade di fattori ulteriori, pregressi, molto più fondamentali e determinanti di una "spallata" scostumata, a mo' di intimazione da odioso fuorilegge della situazione.

La rivelazione della sconsideratezza è un processo automatico, inconfutabile, innecessario dell'interpretazione, anche perché è in tale circostanza che il decadimento della deontologia professionale si palesa. Sono i piloti i sommi giudici delle loro eventuali malefatte, e il caso Austria d'annata deve essere catalogato come semplice manifestazione di vittoria in un incipit di una potenziale, leggendaria dicotomia.

Gianluca Langella.

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