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22 ottobre 2019

“Anti-social Identity”
Formula 1 Sebastian Vettel, intorno al pilota


sebastian vettel ferrari piloti 2019 redf1gp| F1, Sebastian Vettel, Ferrari - FOTO BY RaceFans |
Gli anni passano per tutti, ma per i piloti trascorrono più in fretta: il passo da enfant prodige a trentenne decrepito è molto breve. I record di precocità vengono spesso battuti ed è difficile per i "nonni" continuare a esprimersi. Tuttavia, quella vecchia mummia di Sebastian Vettel, ancora detentore del record di più giovane pole-man di sempre, viaggia tuttora verso un record: probabilmente sarà l'ultimo pilota ad annunciare il proprio ritiro non sui social ma in una conferenza stampa.


A
rrivato in Formula 1 con il ciuccio (è arrivato direttamente dalla Formula 3 Europea, i cui sbocchi principali, in anni recenti, sono stati GP3 o GP2) sembra non essersi reso conto dell'evolversi dei sistemi di comunicazione anche se, indirettamente, senza social si può comunicare, nello specifico "sono vecchio dentro, perché la mia ambizione è somigliare a Michael, anche se ho ereditato la Red Bull del suo amico Coulthard, pur non avendo lo stesso successo con le donne!"

Anzi, il successo con le donne potrebbe averlo, se non fosse sposato con la fidanzatina delle scuole medie, con la quale sta producendo eredi a ritmi molto veloci. Eppure, con le donzelle, qualcosa smuove: l'insulto più comune tra gli appassionati di motori è "vettelina", attribuito a caso a chiunque non tifi spudoratamente per qualsiasi altro top-driver, termine per identificare le traditrici del vero fascino, quelle che snobbano quel fustacchione di Norris. Il giovane Lando ne ha sicuramente più di Vettel... in quanto a acne al debutto.
Passato per la BMW Sauber per la durata di un battito di ciglia, il Prepensionato di Maranello ha trascorso la propria carriera tra Toro Rosso, Red Bull e Ferrari. Il momento più edificante nel 2008, quando si è ritrovato a tu per tu con Bourdais, appena arrivato dall'America:
"Dov'è finito Liuzzi? Chi sei?"
"Sono uno che ha vinto quattro titoli di fila in Champ Car e non intendo più vincere nient'altro."
"Che brutta cosa, e se da adulto diventassi il Bourdais della Formula 1?"
"Guarda al lato positivo, diventerai famoso e tutti ti riconosceranno ogni volta che uscirai di casa."
"Ma sono timido! Devo trovare un modo per nascondermi, fino all'ultimo giorno della mia carriera."


Il giorno in cui la sua carriera finirà è un argomento di grande interesse, divenuto il principale oggetto di dibattito della Formula 1 odierna da quando, rimasti orfani di Button, abbiamo dovuto eleggere un altro candidato al ritiro imminente. Con Raikkonen non ha funzionato: secondo le leggende metropolitane intende correre fino a sessant'anni. Vettel, invece, si ritirerà domani... o dopodomani... insomma, tra poco. Solo, ha dozzine di caschi da appendere al chiodo, quindi è impegnato a piantare chiodi.

Il suo hobby è cambiare caschi (perché è timido e non vuole essere riconosciuto, appunto), ma secondo il regolamento si può cambiare design una sola volta all'anno, regolamentohhhh infrantohhhh con il benestarehhhh della FIAHHHH, Ferrarihhhh favoritahhhh!!111!!11!! ...o forse no. O meglio, il diritto di veto esiste, ma qui si tratta di un semplice buco nel regolamento, che afferma che si possono cambiare i colori del casco una sola volta all'anno. Però, avendo la fortuna di portarne uno con i colori di quello di Bernd Schneider, si può indossare un casco identico a quello dell'ex pilota della Zakspeed.
In alternativa si possono aggiungere e togliere elementi: c'è da sorprendersi che non siano comparse luci di Natale per il Gran Premio di Singapore. Però anche Abu Dhabi è in notturna, quindi mai dire mai. Pur sempre reattivo con i caschi, nonostante la vecchiaia che avanza, probabilmente porta il suo designer ovunque vada per correre: in Giappone, in barba a simbologie subliminali sull'imperialismo giapponese, roba sconveniente, è bastata mezza giornata per relegare nella giusta finestra quel simpatico ninja impresso in giro per il casco.

Abitudine curiosa, per un pilota che, quando immortalato lontano dalle piste, sembra avere un vestiario monotono incentrato soltanto su camicie a quadri (stile "Woodman", così quando si guarda allo specchio può illudersi di essere Bottas e di guidare una Mercedes). In più, questa sua tradizione sarebbe molto social. Potrebbe fruttargli tantissimi like, se avesse dei profili ufficiali. Ne fruttano molti a chi, spacciandosi per lui, finge di gestirne i profili ufficiali.

Unico pilota attuale a non avere un profilo Instagram, uno dei due Ferrari a non avere Twitter, probabilmente sta prendendo in giro tutti quanti noi, utilizzando in gran segreto profili con nomi fake. Prestiamo quindi molta attenzione: ogni "vettelina" con un linguaggio da scaricatore di porto (magari in italiano, come nei team radio in cui riesce a evitare la censura) che pubblica foto del suo idolo, intento ad abbracciare Raikkonen o Hamilton con grande ardore, potrebbe essere lui...

Milly Sunshine.

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