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31 luglio 2019

“Giochi senza frontiere”
Formula 1 GP di Germania: Un grazie alla rappresentanza Mercedes


germania gp 2019 f1 mercedes amg f1 gp focus| F1 GP Germania 2019, Mercedes AMG F1 - FOTO BY @MercedesAMGF1 |
Hockenheim. Una simpaticissima adunata degli uomini Mercedes, parzialmente svestiti dal "futuristico" outfit da pista del 2000, tornati ad un lontano passato. Il tutto per il weekend di Germania, con tanto di striscioni, logo stella a tre punte ovunque sulla pista, appunto per marchiare immaginariamente a fuoco e fiamme i 125 anni di corse della casa di Stoccarda.

Doveva essere un mega party, vista la W10 d'annata, inciampata solo in Austria, plurivittoriosa ovunque, senza rivali, con la piccola parentesi Bahrain. Visto il cambio al vertice Mercedes, con il baffuto Dieter Zetsche andato in pensione qualche corsa fa. E la strada durante il weekend tedesco era spianata, col disastro Ferrari al sabato, con la pioggia la domenica.

Tutto secondo i piani in quel di Brackley, vista l'infallibile tradizione nelle corse bagnate delle frecce d'argento guidate da Lewis Hamilton. Tutto pronto per esplodere l'orgoglio di 125 anni proprio ad Hockenheim, dopo la vittoria 2018, dopo questi anni di dominio assoluto in F1. Seppure con qualche ombra, dubbio sulla volontà di tali festeggiamenti proveniente proprio dalle tribune.
Tant'è, quelle insegne, su fondo nero, sono sembrate come il miele per le api, attrazione e costrizione alla volontà della regina Mercedes. Materia collosa, neutralizzante per le vespe come accaduto per la fastidiosa rossa guidata da Charles Leclerc. Impattata alla Südkurve sui caratteri "125 Years" con tutto il sentimento di annientamento verso la celebrata, dispotica, fanfarona sovrana.

Autoeliminata una delle due più papabili minacce, restava da regolare quella tinta di blue dell'olandese volante, Max Verstappen. Al cui seguito vi era una macchia tutta orange, a dispetto dello stadio sognato in scala di grigi, a spezzare un acromatico scenario di bandierine, cappellini e t-shirt disseminati in lungo ed in largo sul nastro d'asfalto contornato dalla Foresta Nera.

Qualcosa non stava andando per il verso giusto, con le portaerei #44 e #77 impelagate in una dura battaglia contro la crudele pioggia, la fastidiosa Red Bull guidata dal fenomeno nativo di Hasselt. Con un Lewis febbricitante, capace di tenere la linea dritta con apparente sicurezza, finito drammaticamente in una caduta da muso per terra contro il trappolone dell'ultima curva, vittima come la Ferrari #16.
La benevola statistica avrà atteso proprio questo momento per colpire la corazzata tedesca, tanto per rinverdire l'idea che nessuno è imbattibile, invincibile, invulnerabile. Nemmeno Wolff & Co.. Perché, se da un lato Toto ha reso "proud" all'ennesima potenza la casa di Stoccarda, a casa loro è arrivata la belgioiosa, vergognosa mazzata. Pur sempre questione di punti di vista.

È stato un remake interiore di emozioni e sensazioni di una certa fetta di infanzia/adolescenza, quando varie nazioni del mondo si sfidavano in televisivi giochi. In Italia commentati sugli schermi catodici dallo storico Ettore Ardenna. Jeux Sans Frontieres, Giochi Senza Frontiere, fate voi. Si, ai box, durante il concitato pit della W10 #44 si è respirata dai modernissimi schermi aria da spasso cronometrato.

Un grazie va alla rappresentanza Mercedes, capace di emozionare nonostante il mega pasticcio completato da Valtteri Bottas alla Nordkurve, invidioso dell'ulteriore piroetta del caposquadra Hamilton lì qualche giro prima. Nonostante un'essenza in scala di rosso sulle tribune, infiammate dalla Ferrari di Sebastian Vettel, dal vincitore Max Verstappen.

Gianluca Langella.

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