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Formula X+1

27 luglio 2020

“Is it May yet?”
Formula X+1 Indy 500, istruzioni per l'uso


indy 500 indianapolis indycar start redf1gp| Indycar, Indy 500 - FOTO BY ballstatesportslink.com |
La Indy 500 è una delle competizioni motoristiche più storiche e importanti al mondo, sia dal punto di vista dei profani, sia da quello dei piloti, disposti a tutto pur di vincerla. Collocata temporalmente alla fine di maggio, a causa della pandemia di coronavirus quest'anno si svolgerà nel mese di agosto. In vista di questo importante evento, andiamo a percorrere le linee di fondo per permetterne la comprensione chiave del suo svolgimento.



P
artiamo da un dato di fatto, quando si svolge (in anni normali) la Indy 500? La risposta è molto semplice: nella domenica del Memorial Weekend, la festività statunitense che commemora i militari dell'esercito americano morti in servizio, con la partenza intorno a mezzogiorno ora locale. Tale festività cade l'ultimo lunedì di maggio. Di conseguenza la Cinquecento Miglia si svolge nella domenica immediatamente precedente l'ultimo lunedì di maggio (ovvero tra il 24 e il 30), dopo un mese dedicato alla sua preparazione, da cui lo slogan: "Is it May yet?" È già maggio?

A livello di base, la Cinquecento Miglia rientra nel campionato di Indycar, fa parte del ristretto numero di gare che al giorno d'oggi si svolgono su piste ovali. Il "catino" di Indianapolis è il più prestigioso appuntamento tra le tappe a "full throttle", il fiore all'occhiello dell'intero campionato americano a ruote scoperte. A questo evento i team spesso schierano più vetture del solito e troviamo al via piloti che non prendono parte all'intera stagione: tra questi, sia concorrenti "part-time" (simpatici svitati della velocità che prendono parte a un numero circoscritto di eventi Indycar) sia wild card (vedi Fernando Alonso).
Sebbene la storica competizione dell'Indiana comprende una lunga serie di tradizioni che fanno da "contorno" alla gara, in questa ricostruzione sarà utile comprendere come viene composta la griglia di partenza e cosa succede dal momento in cui i motori si accendono. Partiamo quindi dai numeri: a Indy partono 33 vetture, in undici file da tre. In tempi di crisi si può faticare a raggiungere quota 33, ma finora tale requisito minimo non è mai mancato. E qualora la "cristiana" cifra risultasse incrementata? Nulla di troppo diverso dallo standard delle 33 vetture, solo un pizzico di "pepe" in più.

Nel fine settimana antecedente a quello della gara, infatti, si svolge la qualifica, composta da una serie di tentativi composti ciascuno da quattro giri lanciati. Invece che il miglior crono sul giro, a stilare la classifica è il run di qualifica avente la miglior "average speed" risultante dalla media aritmetica delle specifiche quattro velocità medie sul giro segnate in ogni run. Alla fine della giornata, i nove piloti con la velocità media migliore rientrano nella "fast nine", il gruppo che l'indomani disputerà una successiva sessione per andare a giocarsi la pole (metaforicamente, una sorta di "Q3", con nove vetture). Il resto della griglia, invece, è già cristallizzato sulla base di questa pre-qualifica, dalla decima posizione in poi.

Meglio ancora, con le regole attuali: i primi nove andranno a giocarsi la pole, dal decimo al trentesimo in griglia attendono il mezzogiorno di fuoco, per gli eccedenti la possibilità di giocarsi il giorno dopo gli ultimi tre posti in griglia per partecipare alla gara. Nel 2019 rimasero sei piloti a scornarsi per l'ultima fila, dalla trentunesima alla trentatreesima posizione, i tre non qualificati ebbero l'onore e l'onere di essere i "bumped" dell'edizione.
La griglia è fatta salva per le singole vetture qualificate, sulle quali può affiorare il pilota sostitutivo destinato a partire ultimo. Questo può verificarsi a seguito di infortuni nei test (nel 2017 James Davison gareggiò partendo ultimo al posto dell'infortunato Sebastien Bourdais) o, occasionalmente, su decisione dei team di cambiare piloti part-time qualificati con piloti full-time non qualificati, come quando nel 2011 il team Foyt decise di far gareggiare il bumped Ryan Hunter-Reay sulla vettura del qualificato Bruno Junqueira.

Comprendere la gara è di gran lunga più semplice, anche all'uomo di strada, la vittoria va a chi taglia il traguardo davanti a tutti dopo 200 giri di catino. Più difficile da capire, forse, il valore della vittoria: alla Indy 500 nessuno punta a un secondo o terzo posto in ottica campionato, obiettivo unico dei piloti è vincere. Altro riconoscimento importante, quello di "rookie of the year", miglior debuttante oggetto di una votazione di esperti un po' confusionaria (curioso il caso 2017, Fernando Alonso ritirato, alla prima esperienza su ovale, contro Ed Jones a podio, con esperienza pregressa su ovali - titolo assegnato allo spagnolo).

Per chi non l'ha mai seguita ed è abituato soltanto alla Formula 1, guardare la Indy 500 può essere un'esperienza semplicemente diversa. Né migliore, né peggiore. Può risultare lunga ed estenuante da guardare e le carte in tavola possono cambiare da un momento all'altro, dopo "caution" e relativi stravolgimenti con le soste: sta al telespettatore stabilire se preferisce anche questo clima costante di incertezza, vibrante su un numero limitato di incognite rispetto alla F1. Per questo, sull'onta del piacere per la scoperta, la Indy 500 è da vedere. Almeno una volta nella vita.

Milly Sunshine.

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