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27 giugno 2019

“Gioventù infiammata”
Formula 1 GP di Francia: L’umanità della “generazione PlayStation”


gp francia 2019 f1 leclerc verstappen norris russell albon gp focus| F1 GP Francia 2019, Verstappen, Norris, Russell, Albon, Leclerc - FOTO BY @F1|
Le Castellet. Per molti sono quelli della “generazione PlayStation”. Li abbiamo definiti troppo giovani, troppo incoscienti per la F1. Li abbiamo odiati, quando hanno rischiato di rovinare il mondiale di Maranello con incidenti evitabili. Li abbiamo “sgridati” quando, al volante della Ferrari, hanno commesso errori banali, da dilettanti. Anche dopo il GP di Francia, non possiamo che ringraziarli: Max Verstappen, Charles Leclerc e Lando Norris.

Se questa F1 è ancora viva è per merito del loro piede e della loro sorprendente umanità. Qualcuno se n’era accorto già negli anni scorsi: dietro quel faccino imbronciato e un po’ odioso, Max Verstappen nascondeva ben altro: una furia omicida (sportivamente parlando) ma anche tante, sagge parole. L’irriverenza, in primis, manifestata quando l’olandese dichiarò di non avere miti ma di voler costruire il suo.

Siamo arrivati al 2019 e abbiamo vissuto la perdita di Niki Lauda e di Charlie Whiting. Proprio su quest’ultimo lutto della F1, tutti i piloti, compresi i campioni del mondo, si sono espressi con parole di cordoglio; parole, però, fondamentalmente prevedibili, quasi scontate.
L’unico che è riuscito, quel giorno, a dire qualcosa di più, a parlare col cuore in mano, è stato proprio Max, l’olandesino giudicato pazzoide in pista e persino immaturo caratterialmente. Un giudizio a priori non soltanto su di lui, ma sui giovani talentuosi che corrono quest’anno.

Niente di più sbagliato e ne abbiamo avuto la prima di una serie di prove e controprove con Charles Leclerc: fra rischi calcolati in Bahrain, umiltà nel chiedere scusa rispetto ai propri sbagli e il desiderio di voler ribaltare le gerarchie in casa Ferrari; per non parlare, poi, di quei sorpassi d’altri tempi a Montecarlo, sorpassi “da PlayStation”, perché solo con il joypad in mano si riteneva possibile fare sorpassi del genere.

Loro, quelli della cosiddetta “generazione PlayStation”, cresciuti con i videogiochi e i simulatori, non si sono limitati a “giocare”. Hanno portato quella grinta, quella voglia di superare il limite del possibile, fino alla pista. Senza remore. Senza paura di essere giudicati. In Francia abbiamo assistito ad altri episodi analoghi: se Verstappen si è “limitato” ad andare fortissimo e basta, Leclerc ha provato all’ultimo giro un sorpasso impossibile su Bottas; uno di quei sorpassi, appunto, da videogioco.
Dulcis in fundo: Lando Norris. Non gli andava proprio giù, al pilota inglese, di restare dietro al compagno di squadra. Dai box hanno provato a calmare gli animi, ma… non puoi chiedere a un pilota di F1, o di qualunque altra categoria in giù, fino ai kart, di rallentare. Non puoi. E Lando si è fatto sentire, fregandosene delle “regole”.

E qui tocchiamo il tasto più dolente, forse, nell’attuale F1: le regole. Quelle non scritte ma soprattutto quelle scritte. Regole che non piacciono, regole che forse non dovrebbero esserci (per alcune, non c’è neppure bisogno del “forse”). Regole che, ci piace pensare, saranno rivoluzionate quando questi giovani così autoironici, dall’aria innocente e a tratti persino maldestri, diventeranno i “king” della categoria. Allora sì che ne vedremo delle belle.

Se la F1 finirà in mano loro, ed è logico che sarà così, lo spettacolo a cui assisteremo sarà forse più vicino ai gusti di chi, come la maggior parte di noi, non sogna autoscontri ma neppure il pilota automatico, bensì duelli feroci e soprattutto personalità vere, come quelle che hanno animato gli anni Ottanta e Novanta. Sperare non costa nulla, no?

Claudio Santoro.

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