ORARI TV
SKYSPORTF1HD
Giovedi 20 Maggio

Libere 1 Ore 11:30 - Libere 2 Ore 15:00
Sabato 22 Maggio
Libere 3 Ore 12:00 - Qualifiche Ore 15:00
Domenica 23 Maggio
Gara Ore 15:00

DATI CIRCUITO
umero di giri 78
Lunghezza circuito 3.337 km
Distanza di gara 260.286 km
Giro record 1:14.260
Max Verstappen (2018)
ALBO D'ORO PILOTI
VITTORIE
Schumacher, Hamilton 6
Prost, Mansell, Hakkinen 3
Senna, Räikkönen, Alonso 2
Vettel, Verstappen 1
Button, Rosberg 1

POLE POSITION
Schumacher 7
Hamilton 6
Senna 4
Häkkinen, Räikkönen, Rosberg 2
Mansell, Prost, Alonso 1
ALBO D'ORO COSTRUTTORI
VITTORIE
Ferrari 12
McLaren 8
Williams, Mercedes 7
Lotus 6
Red Bull 3
Renault 1

POLE POSITION
Ferrari 13
Mercedes 9
McLaren 8
Williams 6
Lotus 5
Red Bull 2
Renault 1

“Ecce Homo”
Formula 1 GP di Canada: I due numeri uno


gp canada 2019 f1 sebastian vettel lewis hamilton| F1 GP Canada 2019, Sebastiwn Vettel, Lewis Hamilton - FOTO BY Formel1.de |
Montréal. Ci sono gare che lasciano un segno. Per alcuni in Canada è stato lasciato un segno malvagio ai danni della Ferrari e dello sport in generale. Per altri, come il sottoscritto, è avvenuto in primis un duello, il più potente, quello che, con buona pace degli altri competitor, resta il solo e unico confronto capace di smuovere gli animi di ogni tifoso di F1.

8 ottobre 2000. Suzuka. Un occhio nostalgico al passato, che non fa mai male, penultimo e potenzialmente decisivo appuntamento del mondiale di F1. Per un appassionato del circus, ferrarista o meno, questa premessa lascia intendere un riferimento inequivocabile. La gara nipponica di inizio millennio.

Oltre a decidere le sorti di un mondiale combattutissimo e a dare l’avvio a quel magico ciclo che porterà a Maranello un totale di undici titoli, evidenzia quanto, anche su vetture come quelle del ventunesimo secolo, così evolute tecnologicamente, legate alla componente elettronica, al virtuale – nel 2000 vi era ancora il traction control – la componente individuale del pilota, quella legata al singolo talento, alla rivalità (dis)umana, possa fare la differenza. Per davvero.
A Suzuka, quel giorno, Schumi e Hakkinen “regalarono” ai loro rispettabilissimi compagni di squadra un gap superiore al minuto. Non furono sufficienti quella Ferrari e quella McLaren, per quanto dominanti, velocissime, di un altro pianeta rispetto alla concorrenza, a permettere a Coulthard e Barrichello di tenere il passo dei rispettivi capisquadra. Le macchine, in altre parole, non furono le vere protagoniste. La differenza la fecero quei due lì davanti. I due uomini.

9 giugno 2019. Montreal. Altra storia, altre vetture, premesse diverse con in ballo “solo” una singola vittoria, forse neppure così rilevante nell’ottica di un mondiale che sembra già consegnato alla Mercedes. Ciò che abbiamo rivisto, ciò che non possiamo non aver adocchiato tra le curve insidiose del circuito canadese intitolato a Gilles Villeneuve, è quella componente individuale, talentuosa, che sovrasta le aspettative tecniche, i numeri, i livelli prestabiliti che avrebbero dovuto avvicinare Leclerc e Bottas a quegli “altri due” lì davanti: Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.

Una lotta che, forse, non poteva che finire com’è finita: con un metaforico incendio, tra tanti errorini di Lewis che inseguiva e un solo erroraccio di Sebastian nel tentativo di fuggire. E poi quel team radio, l’oscuro quanto plateale desiderio di far penalizzare il rivale; proprio nella gara in cui, a differenza delle ultime, il pentacampione inglese si è ben visto dal presentare la sua consueta gamma di timori e visioni fantasmagoriche, forse perché concentrato oltre ogni limite nell’unico, valido desiderio avvertibile: annientare Vettel.
E il tedesco? Umano, umanissimo nella resistenza in pista come in quella a fine gara, quando va a spostare i numeri dei vincitori, cercando di ristabilire l’ordine sancito dalla bandiera a scacchi, in un gesto forse criticabile nella forma, di sicuro inutile nei risultati, ma irrinunciabile come manifesto di quella fame che lo anima più degli anni scorsi quando era osannato, inevitabile illusione di una rivincita che non verrà scritta negli almanacchi ma che è già stata consegnata alla storia che conta, quella delle emozioni.

È così che va, con buona pace del formidabile Valtteri Bottas di quest’anno e di un Charles Leclerc senza dubbio destinato a vincere: una gara dove si scontrano i numeri #5 e #44 è, al momento, l’appeal più forte di questo sport, la quintessenza del duello in pista per caratteri personali e simbologie meccaniche, ma soprattutto per quel talento che lascia poche speranze dietro di sé, poca roba per gli altri, le briciole pregiatissime di un podio: quel terzo posto così alto se valutato in base a chi è davanti.

Oggi come ieri, davanti ci sono Hamilton e Vettel i quali, sebbene siano in due, rappresentano entrambi il concetto effimero ma potentissimo del “numero uno”.

Claudio Santoro.

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