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10 agosto 2020

“Magnifica illusione”
Formula 1 GP 70TH Anniversary: La (vana) speranza degli avversari Mercedes


70th anniversary 2020 f1 verstappen hamilton mercedes redf1gp| F1 70TH Anniversary GP 2020, Max Verstappen, Lewis Hamilton - FOTO BY @redbullracing |
Silverstone. Ancora in Gran Bretagna, per la grande festa del circus: settanta candeline di una vita lunga, tormentata, mai banale, spesso piena di polemiche. Così il teatro della F1 si (ri)presenta in Inghilterra, partendo da una doppietta annunciata per arrivare a un finale che lascia aperte strade ancor più intriganti di quell’ultimo giro che ha portato Hamilton a vincere nella race one. La speranza di un campionato mondiale combattuto è l’ultima a morire. Ma non sempre ciò che luccica è oro. A volte è... argento.

Partenza “regolare” al sabato, con una prima fila targata Mercedes. Valtteri Bottas in pole, Hamilton ad appena 63 millesimi. Una qualifica già vista, col boscaiolo in versione “Woodman”, pronto (almeno in teoria) a rovinare la festa al caposquadra. Una sfida tra Frecce Nere, messa in risalto dai fasti dell’evento celebrativo dei settant’anni di una F1 mai così discussa, ma pur sempre affascinante e prestigiosa.

La domenica, si sa, è roba di Hamilton, salvo le rare occasioni in cui Woodman resta tale, e non retrocede alla fin troppo comoda posizione di gregario incapace di assalire il leader. Tutto, ma proprio tutto, lascia presagire una replica di quella “prepotenza” che gli uomini di Stoccarda hanno più volte apparecchiato, con una cura maniacale, sulla tavola della F1: un dominio di rara portata, una condizione di assoluta forza capace di concretizzarsi nella più completa raccolta di risultati nella storia di questo sport.
Ed è proprio a questo dominio che assistiamo, nei primi giri del gran premio: un Bottas velocissimo, costante, si trascina dietro un Hamilton aggressivo fin dalle prime curve. Una vittoria annunciata, per l’appunto. Un’altra doppietta. Uno scenario perfetto... se non fosse per un piccolo dettaglio imprevisto: una nota stonata, bluastra, che risuona insolente alle spalle delle due Mercedes.

La Red Bull di Max Verstappen, in barba (forse) alle leggi della fisica, senz’altro macchina di gran pregio, prende il sopravvento su quella che pareva oramai una vittoria anglo-tedesca; rompe gli indugi, manda in frantumi le previsioni e porta a compimento quella vittoria sfumata per una manciata di secondi al primo appuntamento inglese. Una vittoria, questa del settantesimo anniversario, dal sapore ancora più “forte” per Max, capace di ottenerla sul campo, senza se e senza ma.

Al di là dei meriti austriaci – la Red Bull si è mostrata finalmente capace, dopo anni di promesse, di battere la Mercedes “di prepotenza” – e delle indubbie doti velocistiche di Max Verstappen, un vero “Super Max” in grado di mandare in estasi tifosi e non tifosi (a cominciare da Vanzini), ciò che è saltato all’occhio, ciò che sussurra, come una voce fuoricampo, è il sospetto che il titolo 2020, prenotato con largo anticipo da Stoccarda, sia in qualche modo ancora in discussione.
Poco importa, in fondo, se la debacle Mercedes sia stata o meno causata da condizioni particolari legate all’usura di specifiche gomme Pirelli; ancor meno conta la possibilità che la Red Bull, in fondo, altro non sia che lo specchio di quella Ferrari – tanto forte ma incapace di concretizzarsi in un trionfo iridato – che abbiamo visto nel corso degli ultimi anni. Il cuore dell’appassionato non vuole sentire ragioni, stavolta: Verstappen e la Red Bull sono lì, a un passo dalla Mercedes. Devono essere lì.

Una ragione che si annebbia e che non considera il secondo appuntamento di Silverstone come una gara a sé, uno di quei casi isolati buoni per mettere in scena un talento in ascesa (quello di Verstappen) e l’umana imperfezione del più forte (la Mercedes). Una “ragione che non vuole sentire ragioni”, che preferisce dimenticare la grandezza tecnica della scuderia di Stoccarda e lo stato di grazia del suo pilota di punta. Perché la ragione, stavolta, è più facile nasconderla, soffocarla.

Si dà via il raziocinio in cambio di una visione più affascinante: l’idea di una classifica mondiale tiratissima fino all’ultimo appuntamento, con tanto di duello decisivo, al limite, fra Lewis e Max; fra le oscure linee della dark Mercedes e il mostro blu di Adrian Newey. Un’immagine che piace in primis agli appassionati e, forse, persino a Lewis Hamilton. Una prospettiva che, per quanto affascinante, al momento resta soltanto una magnifica illusione.

Claudio Santoro.

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