In Formula 1 il
progresso tecnologico comporta una evoluzione continua delle metodologie di
lavoro e di approccio alle gare. L'aspetto che più ha condizionato i
sostenitori dello spettacolo è costituito dal massiccio utilizzo delle
comunicazioni radio tra Team e pilota durante la gara. In realtà questi
costituisce il mezzo principale attraverso il quale si finalizza un discorso
più allargato.
I Team attuano
investimenti molto elevati, e le cifre sono salite vertiginosamente nel
decennio 1998-2008. L'ingresso progressivo di costruttori, vedi BMW, Toyota,
Honda, ha avuto come effetto positivo quello di tenere elevato il livello
tecnologico complessivo, ma di contro ha causato la lievitazione esponenziale
dei costi.
Dal 2009 ad oggi
Red Bull e Mercedes, entrata in prima persona nel 2010, assieme alla Ferrari ed
alla McLaren, si sono trovati in una situazione regolamentare che li ha
costretti ugualmente ad attuare investimenti cospicui.
È SACROSANTO
Visto la necessità di questi ingenti investimenti per primeggiare in questo sport, è sacrosanta la gestione dei piloti in gara.
Gli Ingegneri di
Pista colloquiano intensamente con il pilota durante una intera gara. Gli
devono dare tutte le informazioni necessarie relative al proprio ritmo di gara,
alle previsioni meteo, allo stato di funzionamento di tutti i sistemi della
vettura, al rispetto della strategia pianificata o ad un eventuale cambio in
corsa della strategia stessa.
Il pilota deve
dare tutte le informazioni necessarie relative al feeling con la vettura, con
le gomme, dare conferme agli ingegneri ed eventualmente discutere con loro di
variazioni strategiche.
Questo allo scopo
di raggiungere il miglior risultato possibile ad ogni gara, riducendo al minimo
i rischi, in modo da permettere sempre al pilota ed alla vettura di giungere al
traguardo. Solo così ciascun Team massimizza gli investimenti anche
salvaguardando il ritorno di immagine da opinione pubblica e sponsor.

Allora il
livello di sicurezza non era così eccellente come quello di oggi, non a caso è
stato l'ultimo decesso registrato in formula 1. Ma ripeto, morì per una
fatalità: sarebbe rimasto illeso ma nell'impatto un braccio della sospensione
gli finì sulla testa, perforandogli il casco e ferendolo mortalmente. Questa fu
la causa della morte.
Facendo i dovuti
scongiuri, nonostante il livello di sicurezza di cui godono oggi i piloti, la
fatalità può sempre verificarsi. Basti pensare ad Abu Dhabi 2010. Nel corso del
primo giro, alla curva 6, Schumacher finisce in testacoda restando in
traiettoria, Liuzzi gli piomba addosso con la sua Force India e gli sfiora il
casco. Per fortuna.
Per i retroscena su esposti, il sorpasso nudo e crudo in pista è un
rischio. Tutti i piloti, assieme al proprio Team, hanno il diritto di decidere
se rischiare o meno, o raggiungere lo stesso risultato in modo alternativo. E
per questo motivo che questo aspetto si è evoluto naturalmente nell'overtaking
ai box.
Poi vorrei dire: chi non ha goduto quando Alonso superò Button a Monza nel 2010 con quel magistrale sorpasso ai box? Allora non c'erano le Pirelli, le Bridgestone consentivano di avere un ritmo costante in ogni giro di ciascun stint di gara, senza la benchè minima flessione prestazionale. Il sorpasso bisognava costruirlo a suon di giri veloci prima e dopo la sosta dell'avversario da superare. Ora con il decadimento prestazionale delle Pirelli, chi precede, se si ferma dopo è praticamente spacciato.
Il sorpasso in pista è giusto che sia poco frequente. Deve restare un atto eroico così da preservare la bellezza e la spettacolarità che lo contraddistingue.
Gianluca Langella.