Auguri, seppur in ritardo, a te, Schumi, che il 3 Gennaio hai compiuto il tuo 48° anno di vita, nonostante tutto, ancora una volta.
La Triade raffigurata costituisce una pietra miliare per la Storia recente del Cavallino Rampante. Tre uomini che hanno abbracciato con passione e orgoglio la causa ferrarista, chi come Jean Todt già dal 1993, chi come Ross Brawn e Michael Schumacher dal 1996.
Todt un uomo chiamato dall'allora Presidente Montezemolo a risollevare dall'inferno una Ferrari che dal 1979 non ha vinto più nulla.
Un uomo proveniente dal mondo dei motori, ma dai rally in special modo, alla sua prima esperienza nella categoria regina dell'automobilismo. Un professionista che ha intuito cosa sarebbe servito alla Ferrari per ritornare gloriosa, anche gente come Ross Brawn e Michael Schumacher.
Il nostro caro Ross, un uomo Inglese, concreto, astuto, grande interprete delle norme tecniche, talvolta oltre il limite lecito, capace di trovare soluzioni tecniche all'apparenza illecite, ma corredate da una sempre concreta e solida connotazione di legalità tecnica, tangibilmente dimostrata da dati certi, inattaccabili. Fatto che ha contribuito a spostare più in là i limiti tecnici normativi dell'epoca su di un livello irraggiungibile dagli altri, anche in riferimento alla sua genialità nell'approccio innovativo strategico e tattico di ogni gara.
Il nostro caro Todt, il Francese, un uomo all'apparenza buffo, forse poco credibile, ma che a dispetto della sua statura, ha saputo creare all'interno del Circus una Ferrari rispettata, salvaguardata, soprattutto politicamente, portandola in una posizione di egemonia sportiva, viaggiando mai oltre i limiti della democrazia più assoluta.
Ma tutto quanto riportato nelle poche righe di sopra, poco conta se non hai un uomo capace di sfruttare tali agiatezze. Ed il tassello mancante, che avrebbe potuto effettivamente permettere alla Ferrari di risorgere, non poteva che essere Michel Schumacher.
L'uomo delle provvidenza, il quale avrebbe dovuto suggellare definitivamente il trionfo sportivo della nuova era Ferrari del nuovo millennio.
Il tutto iniziò quando Schumi salì sulla monoposto del 1995, quando ancora a Maranello si costruiva il famigerato 12 Cilindri. Un motore che, a detta di Schumi, sarebbe stato certamente capace di far volare la monoposto rossa, oltre ogni limite, un gioiello tecnologico in senso assoluto.Tutto ciò rappresentò il miglior biglietto da visita che, un giovane due volte campione del mondo, potesse offrire in seno ai vertici Ferrari, ed ai tifosi tutti.
Un uomo capace di onorare il lavoro della sua squadra, di sostenerlo, di motivarlo, per iniziare a dare un indirizzo preciso che permettesse di raggiungere l'agognato obiettivo. Un pilota che ha sfruttato tutto quanto di buono la Ferrari gli avesse potuto dare, tutto quanto di buono siano poi riusciti a fare Jean Todt e Ross Brawn, bravi a proteggerlo, ad esaltarlo in pista, ad incentrare sulle sue immense doti la rivoluzione rossa.
Una macchina perfetta, che seppur acerba, ha avuto la tenacia di consolidarsi e migliorarsi nel tempo, per raggiungere uno status di perfezione eccelsa in cui le Monoposto Ferrari più belle di sempre, disegnate dal grandissimo Rory Byrne, sono state il frutto dell'esemplare capacità di un gruppo di lavoro perfettamente inquadrato nella moderna logica della globalizzazione. Anni di successi e trionfi, insomma, irripetibili, regalati con passione e dedizione, innanzitutto a loro stessi, e poi a noi sostenitori.
Noi comuni mortali che porteremo sempre in noi stessi quell'era fantastica, dove quasi ogni domenica era una nuova festa, più bella di quella precedente. Un'era in cui eravamo fieri ed orgogliosi di avere una realtà Italiana come la Ferrari, ai vertici del Mondo.
Gianluca Langella.