Quel guard rail dove sono impattati Kimi e Alonso. Inizierei proprio da qui, li dove si sono pericolosamente ammassate la Ferrari e la McLaren. Nessuno ha pensato che sarebbe potuto essere un incidente molto grave? E, a prescindere dall'epilogo, incolume per fortuna, come si può classificare la sua dinamica?
Di certo ha una connotazione singolare, imprevedibile, per questo un caso unico, come quello di Jules in Giappone. Ecco, ma se al posto del guard rail ci fosse stata una fila di pneumatici, forse la scalata della McLaren di Alonso, a pochi centimetri dalla testa di Kimi, sull'abitacolo scoperto della Ferrari difficilmente si sarebbe avuta. E sarebbe stato un incidente "più normale", standard, prevedibile. Per cui, c'è ancora oggi qualcosa da rivedere sulle piste in materia di sicurezza passiva, senza aspettare che fra 100 anni e più capiti qualcosa di serio. E mi fermo qui.
Altrettanto, perché ogni pilota di Formula 1 deve accettare di correre su pneumatici anomali, che possono tradire, causando possibili conseguenze fisiche a seguito di qualche colpo di testa improvviso? Non vedo l'utilità di una simile tipologia di pneumatici, visto che i folli, soltanto, andrebbero a considerare la classe o la "cruccaggine" di un pilota riducendo il giudizio alla sua capacità di ricordare di avere, forse, ancora gli pneumatici non perfettamente in temperatura. E mi rifermo.
Detto questo, il Kimi versione austriaca è sportivamente ingiustificabile! Ma allo stesso tempo il giudizio si deve fermare qui.
È stancante, noioso, ed anche irrispettoso, nei confronti di chi lavora, a suo modo, con efficacia o meno, iniziare a sparlare. Nel concorrere a sfondare una crepa, senza pietà, cavalcando ed ingrandendo la massa di denigratori, detrattori improvvisati, riconvertiti, in pochi mesi, con accanimento gratuito, e palesemente ingiustificato.
LA FORMULA 1 È KIMI RAIKKONEN ED IL SUO MOMENTO NO? Se è così, dal lato umano io sono con il mio amato Raikkonen. Perché merita di essere messo sotto la lente, ma non merita di essere infangato e deriso, con titoli ad effetto, risapendo e conoscendo il personaggio, che tra le altre cose, mai ha fatto mistero del suo singolare modo di essere. Ne vale l'attacco alla dignità professionale e personale di un uomo, che ha il diritto di sbagliare, più e più volte, anche se delude, si delude, ma che non chiede a nessuno di caricarsi delle sue varie colpe e/o responsabilità.
Chiunque può disattendere le attese, le speranze, il corso previsionale degli eventi, e non faccio nomi. Ma quando non ci sono elementi e dichiarazioni fuori luogo, e non rifaccio nomi, è il caso di fermarsi a riflettere prima di condannare. Occorre sempre fare la tara con gli aspetti positivi, con le cose belle, anche se trascorse, appendere il quadro completo, concedere l'onore delle armi.
Ecco che l'immagine a corredo suggerisce, a voi lettori, il personale epilogo interiore sentimentale del rapporto Kimi-Ferrari. Ed io spero che si possa calare ancora per tanto altro tempo in quella cornice rossa, marchiata di giallo, cavallino rampante nero e tricolore italiano, perché niente può togliere quello che di buono ci ha regalato, anche se solo per una volta, in quel ormai lontanissimo 2007. Perciò MILLE GRAZIE! Sempre.
"L'importante è che si parli, nel bene e nel male." Non puoi che esserne onorato caro Kimi. Coraggio!
Gianluca Langella.