POST TRIPLO. Giappone, Russia e
Stati Uniti.
Pioggia, tanta pioggia, la fa da padrona, in tutti e tre gli appuntamenti della Stagione 2015 di F1, con connotazioni ed implicazioni di varia natura.
Innanzitutto ha accompagnato la chiusura, abbastanza anticipata, di entrambi i giochi Mondiali di questa Stagione, con l'assegnazione dei titoli costruttori, prima in Russia per la Mercedes, e di quello piloti, ad Austin per Hamilton.
Di tecnico non cambia molto, se si fa riferimento ai valori pre GP di Singapore, dove la Mercedes ha subito, metaforicamente, una pioggia fredda, sul piano prestazionale.
Ma se tutti sapevano che in quei di Suzuka, tutto sarebbe tornato alla normalità, per Mercedes, la pioggia, vera e propria, ha coccolato questo ritorno ai massimi livelli della W06. Ha spazzato residue speranze ferrariste su di una pista dalle caratteristiche non confacenti alla SF15-T, sulla carta in paragone alla Mercedes.
Perché sempre di Mercedes W06 si tratta, nel senso che la qualità intrinseca del progetto monoposto Mercedes 2015 da tanto agio in condizioni più difficili. Ai piloti, ed ai tecnici, nel trovare prima degli altri l'assetto, la prestazione, visto il meno tempo a disposizione nelle prove libere del Venerdì, causa pioggia.
Ribaltando la medaglia, è la Ferrari, piloti e tecnici, che impiegano più tempo a trovare la quadra su ogni GP, arrivando, talvolta nel mentre delle qualifiche, alla soluzione ottimale di assetto e di conseguente prestazione della SF15-T.
Il che non implica, che tali ritardi di ricerca di prestazione non siano da attribuire a possibili procedure in seno all'approccio della Ferrari, aspetto ipoteticamente da migliorare, quindi. Ma se non ci fosse Vettel, forse tale ipotesi sarebbe più concreta.
In sintesi, meglio avere la macchina più forte. Sempre.
Il tutto trova riscontro nella Russia di Mare, Sochi. Pista che ha una valenza tecnica, relativamente alla simbiosi tracciato-monoposto, su di una scala 0 (Singapore) - 100 (Giappone), 40, QUARANTA.
Ma piove, anche lì, ed il grado di
preparazione, sia per la qualifica che per la gara, Ferrari è approssimativo,
oltre al fatto che la temperatura bassa non poteva di certo aiutare proprio la
SF15-T. Ma in gara ci si scalda, alla meglio, ed alla fine la prestazione
Ferrari è complessivamente rilevante.
Oltre all'ottimo ritmo di gara, espresso soprattutto a fine GP, quando ormai è sempre forse un po troppo tardi, Kimi prima, 1:40.294, e Vettel poi, 1:40.071, fanno segnare i migliori tempi sul giro.
Hamilton si era fermato ad 1:40.573! Molto prima di fine gara. Certo il giro veloce forse l'avrebbe potuto fare tranquillamente a fine gara, quando non sarebbe servito nemmeno, se non per le statistiche.
Ma le assunzioni che vedrebbero una Ferrari SF15-T andare molto forte in Russia, rimangono assolutamente concrete, certe, non essendo stati giri disgiunti dal gran passo espresso.
Ma piove, e ripiove, causa ormai declassato Uragano Patricia. E rifacendo riferimento alla suddetta scala (0 (Singapore) - 100 (Giappone)), il Circuito delle Americhe si colloca con valenza tecnica, relativamente alla simbiosi tracciato-monoposto, 65, SESSANTACINQUE.
Tant'è che prima in qualifica con le Heavy Rain (compound da bagnato estremo, banda blue), poi in gara con le Rain (compound intermedio, banda verde), e poi a dopo metà gara con le Soft o Medium (compounds da asciutto, banda rispettivamente gialla e bianca), le Mercedes portavano immediatamente in temperatura i vari compounds e quindi, i giri migliori sono stati sempre di loro esclusiva proprietà.
Per cui, dal Giappone ad Austin, la pioggia si è rivelata "calda" solo per chi fosse seduto in una W06.
Tutto lecito, tutto sacrosanto. Però in quei di Austin la Ferrari ha deciso di portare in pista l'ultima evoluzione della Power Unit 2015. Di certo con le condizioni climatiche che si sono avute nessuno, dei non addetti ai lavori Ferrari, ha potuto farsi un'idea della valenza tecnico-prestazionale di questo ultimo step evolutivo.
Ai prossimi ultimi tre gran premi, liberi da vincoli di classifica assoluti, per provare a capire gli eventuali scenari 2016, partendo dalle basi tecniche finali della stagione corrente, ancora da scoprire del tutto. Sempre che le curve di evoluzione rimangano, durante la pausa invernale in andamento costante positivo, soprattutto per la Ferrari.
Gianluca Langella.