Di Doppietta in Doppietta. In mezzo, sedici anni vuoti di gloria per la Ferrari sulle stradine del Principato. Anni difficili, episodi controversi, un destino avverso.
Da Schumi a Vettel. Due piloti tedeschi legati a distanza, chiamati entrambi al compito di riportare l'iride in quei di Maranello. Due uomini legati da riconoscenza reciproca, Schumi l'idolo di Vettel, Vettel il predestinato di Schumi.
Di contro una leale battaglia tra Ferraristi, Kimi vs Vettel, in ordine di partenza. Il mondo alla rovescia, quando Rosberg ed Hamilton avevano l'agio di potersi scornare in pista vista l'inesistenza di rivali per la Mercedes. Fino ad oggi, 2017, dove la Ferrari ha dettato il passo nelle prime sei gare, imponendosi come la squadra di riferimento, con la monoposto da battere, col pilota nettamente più forte.
Ecco che Kimi non dovrebbe mostrarsi amareggiato. Vettel è stato complessivamente il pilota migliore di tutti, riuscirlo a mettere in difficoltà ha già un valore immenso. Kimi avrebbe meritato la vittoria per tutto l'impegno, forse inesistente per i più, che profonde in Ferrari dal suo ritorno. Per questo, ha il diritto di mostrarsi amareggiato da qui all'eternità. Platealmente, il Finlandese Rosso, ha perso la gara per i giri mostruosi di Seb, prima della sosta. Cosi come Schumi ha vinto tantissime volte, con la modalità corretta del sorpasso ai box. Overcut? Ok, chiamiamolo così, oggi. L'undercut è artificiale, quindi scontato, per nulla spettacolare.
La Ferrari ha fatto un elegantissimo gioco di squadra, forse accordato nella notte, dicendo ai due piloti di tenersi in zona. Può darsi.
Allo stesso tempo una mossa anomala costringere Seb a montare il teatrino dell'overcut, su quelle stradine che non perdonano il minimo errore, rischiando di concludere i giochi in un disastro. Una eleganza scellerata, stona non poco.
Forse, più semplicemente, la SF70H #7 era più esigente sulle coperture viola per scelte di assetto, e la prova è da ricercare nella condotta delle qualifiche del pilota di Espoo. Al primo giro lanciato ha realizzato il tempo utile per la Pole, ad ogni tentativo. Il contrario di Vettel, che ha impiegato sempre qualche giro in più di preparazione. Forse questo, al netto dei doppiaggi, spiega la differenza di ritmo nella decina di giri precedenti l'unica sosta dei due Ferraristi. Di conseguenza, in parte, l'esito della vittoria monegasca. Di certo, la controprova non c'è. Anche perchè, oggi, è più complicato discernere codeste dinamiche.
Ma Kimi c'è! Ed è in trend positivo, sta recuperando sul ritmo gara, è vicino. Se non mollerà le briglie, saremo lieti tutti di festeggiare una sua nuova Vittoria in Rosso.
La Doppietta Ferrari deve solo far gioire, e non dividere, in quanto il muretto del cavallino è stato correttissimo con entrambi. Stavolta è andata cosi, ha vinto il più preparato ai 78 giri della gara. Ha vinto il pilota che sta dominando questo primo scorcio di campionato. Ha vinto il pilota che, finalmente con delle vere Formula 1, ha fatto, fin qui, la differenza. Ha vinto il più duro, il mai domo di successi. Ha vinto l'uomo che, nell'essenza, più ricorda Schumacher da vicino, vicinissimo.
Gianluca Langella.
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