Il pilota in questione non ha certo bisogno di presentazione alcuna. Daniel Ricciardo sta tenendo a galla la sua Red Bull con un ruolino di marcia che lo ha visto sempre sul podio negli ultimi cinque GP.
Un divertente siparietto che ormai rappresenta il suo marchio di fabbrica, il suo singolare modo di festeggiare il podio. Un Ricciardo che sta incantando, nonostante la presenza al box adiacente dell'Olandese Volante, Max Verstappen.
Ora si, pare tutto oro, non di certo ad inizio anno quando, forse, ha faticato nell'adattamento a queste nuove e velocissime monoposto. Un luccichio che ha tardato non poco, visto l'impegno profuso nel trovare la simbiosi con le nuove "Pirellone", nel tirar fuori la prestazione da una RB13 difficile.
Un parallelo con Vettel, ai tempi del suo ultimo anno in Red Bull, 2014. Un anno in cui Sebastian meditava l'addio ai Bibitari, dove prese male l'avvento delle nuove monoposto, poco allineate alle sue preferenze di guida. Un momento appena successivo al poker iridato dove, soprattutto, ha dovuto misurarsi col nuovo compagno di casacca, lo straripante Australiano dal sorriso enorme, brillante, contagiosissimo, il simpaticissimo Daniel Ricciardo.
Un parallelo che oggi ci riconsegna tutte le difficoltà di inizio 2017 patite dal #3. Fatte le dovute proporzioni, la differenza è, al momento, a vantaggio di The Mask. Sorriso splendente si sta mostrando più duro del Tedesco nel corrispondente momento di difficoltà. Un baluardo di pazienza mista a moderazione, un pilota che antepone il lavoro, come il miglior Vettel, ma che contiene le esternazioni, verbali o espressive, di disagio e sofferenza. Un sorriso che nasconde qualsiasi timore, eventuale affanno, ogni problematica momentaneamente irrisolta.
Lo specialista nell'arte del buon viso a cattivo gioco. Un atteggiamento da attendista utile a piazzarlo sistematicamente lì dove si trova la festa che conta. Un finalizzatore indomito che ha conquistato la vittoria in Azerbaijan e la terza posizione Austriaca sul terreno di caccia prerogativa cardine di Hamilton. La frenata.
Sulle colline di Spielberg ha guidato la RB13 come un dannato, su ritmi da qualifica, talvolta girando più forte di Bottas e Vettel a parità di mescola. Un muro contenitivo al ritorno del deposto Re Nero, viaggiante coi favori di una W08 velocissima sul dritto, equipaggiata con le più prestazionali ultrasoft.
Una condotta degna di un Campione, degna di Daniel Ricciardo. Numeri, sempre brillanti, che decretano la sua classe cristallina. Un cagnaccio irriducibile, che attacca alla prima occasione, senza remore o costrizioni di sorta. Un talento consolidato pronto per sostenere l'onere di correre per la Scuderia più prestigiosa di tutte.
L'uomo col profilo caratteriale più accomodante di chiunque altro, il più indicato alla convivenza col suo ex vicino di box del 2014. Un rischio plausibilmente circoscritto, vista l'attitudine collaborativa ed il raziocinio propri della personalità di SHOEY-Man.
Gianluca Langella.
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