
La fortuna, quella che ha baciato Vettel in Australia. La classe, quella che ha imperversato anche nel GP del Bahrain, in maniera del tutto nitida. Ecco, per questi due primi appuntamenti della stagione F1, la Ferrari ha chiarito ogni questione, confermando di sentirsi apposto, pronta per la nuova guerra con i grigi di Stoccarda.
E adesso basta coi gufi. Basta con quelli che "Eh ma la Mercedes è superiore".
Ora tocca dare a Cesare quel che è di Cesare: questa Ferrari, questo Vettel, sono legittimati a sognare quel titolo che manca a Maranello dal 2007.
E lo diciamo perché dopo la vittoria in Australia si è parlato fin troppo di fortuna, invece il bis arrivato in Bahrain ha dimostrato che di tutto trattasi fuorchè di un caso. La vittoria di domenica scorsa è innanzitutto una dimostrazione di forza da parte della SF71H sulla W09: la Rossa ha mantenuto ottime velocità di punta, riprova ne è il sorpasso di Sebastian su Hamilton arrivato subito, in velocità e senza perdere tempo.
In altri tempi, Lewis Carl, sul rettilineo avrebbe accumulato un vantaggio che stavolta a Sakhir non si è visto.
Il buon Valtteri Bottas ha fatto quel che poteva nel tentativo di recuperare sulla Ferrari avviata alla bandiera a schacchi, invano: due bloccaggi in frenata non l'hanno aiutato, ma nonostante il DRS non è mai riuscito a piazzare il colpo decisivo.
Una vittoria tecnica, dunque, ma non solo. Vettel ci ha messo del suo, come voluto a gran voce dagli esigenti tifosi ferraristi.
Quella del tedesco è stata un'autentica dimostrazione di talento, per niente inferiore a quello del collega-rivale Lewis. Quel "The Hammer" che tenta a più riprese di minare le certezze psicologiche del #5, tra mille battutine e provocazioni in pista e fuori. Tentativi, finora andati a vuoto.
Solo così puoi battere il Campione in carica, imitando un pò quanto fatto da Nico Rosberg nel 2016: mantenere la calma, guidare puliti, senza ribattere a ogni stilettata col conseguente rischio di andare fuori fase.
Vettel sta dosando tutto: le parole, le risposte davanti ai microfoni. Delicato e gentile ma senza timori, un pò com'è stata la sua gestione delle gomme Soft tenute fino alla fine, fino al punto da mandare in tilt i calcoli del box Mercedes.
Il buon Valtteri Bottas ha fatto quel che poteva nel tentativo di recuperare sulla Ferrari avviata alla bandiera a schacchi, invano: due bloccaggi in frenata non l'hanno aiutato, ma nonostante il DRS non è mai riuscito a piazzare il colpo decisivo.
Una vittoria tecnica, dunque, ma non solo. Vettel ci ha messo del suo, come voluto a gran voce dagli esigenti tifosi ferraristi.
Quella del tedesco è stata un'autentica dimostrazione di talento, per niente inferiore a quello del collega-rivale Lewis. Quel "The Hammer" che tenta a più riprese di minare le certezze psicologiche del #5, tra mille battutine e provocazioni in pista e fuori. Tentativi, finora andati a vuoto.
Solo così puoi battere il Campione in carica, imitando un pò quanto fatto da Nico Rosberg nel 2016: mantenere la calma, guidare puliti, senza ribattere a ogni stilettata col conseguente rischio di andare fuori fase.
Vettel sta dosando tutto: le parole, le risposte davanti ai microfoni. Delicato e gentile ma senza timori, un pò com'è stata la sua gestione delle gomme Soft tenute fino alla fine, fino al punto da mandare in tilt i calcoli del box Mercedes.
Proprio come accaduto a Melbourne durante quella VSC che gli strateghi di Stoccarda non avevano previsto.
L'errore più grande da parte di Wolff & Co. è forse aver sottovalutato la reale forza del Cavallino. Ora devono correre ai ripari il prima possibile, prima che Hamilton entri nei suoi periodi cupi che ogni tanto lo avvolgono.
Sebastian ha vinto i primi GP di fila: l'ultima volta avvenne nel 2004, quando al volante della Rossa c'era un certo Schumacher. Una dolce coincidenza, una delle tante, che legittima a pensare positivo in vista delle prossime gare.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
Sebastian ha vinto i primi GP di fila: l'ultima volta avvenne nel 2004, quando al volante della Rossa c'era un certo Schumacher. Una dolce coincidenza, una delle tante, che legittima a pensare positivo in vista delle prossime gare.
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