La settimana di Monaco, del GP più glamour di tutto il calendario di F1. La pista dove i veri campioni fanno la differenza, esaltati dal cercare velocità in curve lentissime, anguste, impossibili da interpretare. Il cittadino dei cittadini, dove Kimi Raikkonen affermò la sua grandezza con quella strepitosa pole 2017. In barba all'accreditatissimo compagno di box, Sebastian Vettel.
C'è un filo sottile che collega i grandi della Formula 1, sottile come lo spazio che passa tra una ruota e uno dei muretti di Montecarlo. Partire in prima fila tra i muri del Principato è un privilegio che spetta a pochi, una soddisfazione che alla domenica rischia di svenire ma che resta nel tuo palmares per sempre.
Se vinci un GP sei un grande, se vinci un mondiale sei un fenomeno, ma se fai la pole a Monaco devi avere qualcosa di speciale nel piede destro. Come quel filo sottile che Ayrton Senna iniziò a tessere nel 1988 stabilendo una pole ultraterrena, un giro mistico che ancora oggi stupisce e fa emozionare gli appassionati come poche altre pagine di questo sport.
Michael Schumacher, GP Monaco 2012
Foto by pinterest
Il che, lo ricollega, 14 anni dopo, al ragazzo terribile di Kerpen che ne prese il testimone dopo la tragedia di Imola. Nel 2012 abbiamo infatti assistito all'ultima perla di un certo Michael Schumacher, in pole alla veneranda età di 43 anni (sebbene poi retrocesso di 5 posizioni dopo il botto a Barcellona con Bruno Senna, il nipote lontano per talento dallo zio) e capace di mettersi dietro fior fiore di giovanotti.
L'ultimo in ordine temporale a dipanarne la tessitura è stato un altro "vecchietto", un certo Kimi Raikkonen. Ci sembra anche giusto tessere le lodi al gesto tecnico di un ormai 39enne che tutti danno per pensionato, ma che in quanto a velocità pura rimane secondo a pochi.
1:12.178 il tempo che 12 mesi fa permise al finlandese di partire davanti a Vettel con meno di un decimo di vantaggio, superiorità poi svanita nel corso della gara vinta dal compagno tedesco, sintomo di un ritmo gara non al livello degli anni migliori ma anche di una attitudine ad andar fortissimo non ancora svanita.
L'ultimo in ordine temporale a dipanarne la tessitura è stato un altro "vecchietto", un certo Kimi Raikkonen. Ci sembra anche giusto tessere le lodi al gesto tecnico di un ormai 39enne che tutti danno per pensionato, ma che in quanto a velocità pura rimane secondo a pochi.
1:12.178 il tempo che 12 mesi fa permise al finlandese di partire davanti a Vettel con meno di un decimo di vantaggio, superiorità poi svanita nel corso della gara vinta dal compagno tedesco, sintomo di un ritmo gara non al livello degli anni migliori ma anche di una attitudine ad andar fortissimo non ancora svanita.
Il 2018 potrebbe essere il suo ultimo anno in F1, dopo una carriera fatta di promesse, successi, fallimenti e rendimenti altalenanti che lo hanno reso ostile a molti. Forse, in gara Kimi non è più quello di prima, ma sul giro singolo ha ancora tanta birra; e quando arrivi ai tanti temuti "anta" magari non sarai lucido come un tempo, non sarai al livello dei ragazzini, ma i colpi da campione ti restano ancora.
E se poi ti vengono a Montecarlo, valgono ancora di più. Perché se non sei un campione quei muretti non li accarezzi nemmeno, troppo sottile il confine tra la gioia e il fallimento, tra l'ansia e la disperazione.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
E se poi ti vengono a Montecarlo, valgono ancora di più. Perché se non sei un campione quei muretti non li accarezzi nemmeno, troppo sottile il confine tra la gioia e il fallimento, tra l'ansia e la disperazione.
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