
A prescindere dagli esiti della gara di Hockenheim, i team order sono stati protagonisti in negativo durante il gran premio. Ferrari e Mercedes, in lotta per le iridi, accomunate da maldestre tentazioni di nascondere gli ordini di scuderia impartiti. Due finlandesi, uno rosso, l'altro d'argento, in corsa per le rispettive ragion di stato. Tutto risaputo, basta giochetti.
Gli ordini di scuderia, team order per quelli che preferiscono gli inglesismi, piacciano o no ma fanno parte ormai da anni della Formula 1 e non solo. Sono discutibili, ma esistono e bisogna conviverci. Fare i moralisti per convenienza serve poco.
La levata di scudi dei vari ed eventuali dopo che addirittura Esteban Ocon lasciò passare Lewis Hamilton a Monaco non può fare il paio con chi domenica scorsa chiedeva a gran voce che Kimi Raikkonen facesse passare Sebastian Vettel. Gli ordini di scuderia piacciono o non piacciono, sempre, e non solo quando fanno comodo.
Detto questo, torniamo alla premessa iniziale: gli ordini di scuderia sono leciti, ok? Quindi non capiamo il senso del tono usato nel team order dato al Kimi.
"Ditemi chiaramente di lasciarlo passare", diceva il finlandese. Chiedeva maggior chiarezza per un gesto scontato, niente giri di parole per una prassi ben concordata in seno la ragion di stato. Ecco, perché lanciare messaggi in codice per un concetto così evidente?
Stesso discorso dicasi per la Mercedes: Toto Wolff nega giochi di squadra, quando dopo la safety car è stato detto palesemente a Bottas di non dare fastidio a Lewis. Sappiamo bene che anche Stoccarda, già dal Bahrain 2017, riserva a Valtteri lo stesso trattamento riservato a Raikkonen dalla Ferrari.
Chi segue le gare stupido non è. Le ipocrisie, i messaggi criptati non sono ben accetti e non fanno il bene della F1. Uno sport mutato da epoche immemori, legato a questioni di natura diversissima rispetto a quelle banalmente sportive. Tocca accettarlo, comprendere che il romanticismo delle lotte intestine oggi può lasciare il tempo che trova.
Stesso discorso dicasi per la Mercedes: Toto Wolff nega giochi di squadra, quando dopo la safety car è stato detto palesemente a Bottas di non dare fastidio a Lewis. Sappiamo bene che anche Stoccarda, già dal Bahrain 2017, riserva a Valtteri lo stesso trattamento riservato a Raikkonen dalla Ferrari.
Chi segue le gare stupido non è. Le ipocrisie, i messaggi criptati non sono ben accetti e non fanno il bene della F1. Uno sport mutato da epoche immemori, legato a questioni di natura diversissima rispetto a quelle banalmente sportive. Tocca accettarlo, comprendere che il romanticismo delle lotte intestine oggi può lasciare il tempo che trova.
I team radio negati, i finti non ordini di squadra, sono roba da bambini che giocano a nascondino senza sapersi nascondere. È noto anche ai muri il cinismo dei team principal moderni, quando un certo Jean Todt tolse ad un altro finlandese, Mika Salo, la possibilità di ergersi dal gradino più alto del podio nell'unica chance della sua carriera. Proprio ad Hockenheim, 1999.
O forse, chi comanda dal muretto pensa che i bambini siano quelli che guardano le gare comodi dal divano. Quando invece quello che si vorrebbe vedere è una vera, pura competizione, a tutti i livelli in pista. Le altre considerazioni sono isterismi da ultrà, menate filosofiche tragicamente superate.
Perché i team order piacciono o non piacciono, hanno il loro perché in una faida all'ultimo sangue quale è fino ad ora la stagione in divenire.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
O forse, chi comanda dal muretto pensa che i bambini siano quelli che guardano le gare comodi dal divano. Quando invece quello che si vorrebbe vedere è una vera, pura competizione, a tutti i livelli in pista. Le altre considerazioni sono isterismi da ultrà, menate filosofiche tragicamente superate.
Perché i team order piacciono o non piacciono, hanno il loro perché in una faida all'ultimo sangue quale è fino ad ora la stagione in divenire.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp