
Singapore non ha sorriso alla Ferrari, ancora una volta, in maniera del tutto differente. Sulla pista dove la SF71H doveva confermarsi come vettura di riferimento, a bivaccare sono state la Mercedes, manco a dirlo, e la Red Bull. Il momento è complicato, occorre liberare le menti, cercare di terminare la stagione con dignità. E sperare.
Dall'euforia di Spa al disfattismo post Monza e Singapore il passo è stato brevissimo. Anche la pista asiatica si diceva essere favorevole alle caratteristiche della SF71H e così è stato, perlomeno fino al sabato mattina. Dalle qualifiche è cambiato tutto.
Lewis Hamilton ha iniziato a volare nel Q3 fino poi a gestire il ritmo in gara a proprio piacimento, il tutto mentre Seb arrancava. Le UltraSoft non hanno reso come ci si aspettava e il tempo perso dietro la Rosa di Sergio Perez è stato tanto, troppo. Da lì ha cercato solo di portare a casa il terzo posto, gestendo le gomme come poteva. Quel che colpisce del tedesco è il volto cupo, quasi arrendevole.
Il Sebastian pilota non è esente da responsabilità in questo 2018 che era partito in maniera trionfale e sembra terminare in malomodo, ma spiace piuttosto per il Sebastian uomo. Il 4 volte campione del mondo pare subire la confusione del team e, aggiungiamo, le pressioni di media e tifosi. Ci sta mettendo anche la faccia, a difesa della squadra. Come biasimarlo?
Lo ripetiamo da mesi: l'accostamento Vettel-Schumacher forse non ha fatto per niente bene nè a lui nè all'ambiente. Sebastian non è Michael, gli uomini al box non sono (senz'offesa) Ross Brawn o Jean Todt. La Ferrari è questa, un'ottima scuderia cui manca però l'abitudine alla vittoria, cosa a cui in Mercedes hanno fatto il callo.
Non è un caso se le annate di Fernando Alonso furono fallimentari, e l'era Vettel-Arrivabene rischia di naufragare allo stesso modo.
Come porre rimedio? Correndo a mente libera, senza paragoni, senza eccessi. Senza passare dall'euforia alla disperazione totale, ricordando da dove (ri)parte questa Ferrari. Per vincere serve tempo, abitudine al successo, capacità di prevedere gli imprevisti e di far scuola dagli errori.
Qualcuno di questi elementi tutt'ora sembra mancare.
Non resta che correre, provarci, magari trovarsi ad inseguire permetterà a Sebastian di battagliare a mente più sgombra, come fu a fine 2017. E mai dire mai, anche se di fronte hai un avversario spaziale, come qui avemmo modo di dire mesi fa.
Come diceva Michael, non è mai finita finché esiste la minima speranza.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
Qualcuno di questi elementi tutt'ora sembra mancare.
Non resta che correre, provarci, magari trovarsi ad inseguire permetterà a Sebastian di battagliare a mente più sgombra, come fu a fine 2017. E mai dire mai, anche se di fronte hai un avversario spaziale, come qui avemmo modo di dire mesi fa.
Come diceva Michael, non è mai finita finché esiste la minima speranza.
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