
Ad Austin, Texas, è la statistica a fregare il padrone del luogo. Niente cappello da cowboy per Lewis Hamilton, battuto dalla SF71H col #7 sul musetto. Neanche per Kimi Raikkonen che ritrova una grande gioia, quella di vincere ancora una volta in Ferrari, nell'ultimo anno a Maranello. Nello stesso giorno in cui divenne iridato in rosso. 21 ottobre, Iceman is back.
Chissà cosa avrà pensato Kimi, guardando il cielo, filtrato da quelle lenti. Forse incredulità, 5 anni dopo l'ultima vittoria, ieri Raikkonen è tornato a vincere. Questo lo sappiamo tutti. Quello che non conosciamo è il groviglio di emozioni che attraversano il cuore di un pilota che di ghiaccio ha solo il soprannome.
Si sarà svegliato la mattina, guardandosi allo specchio, giusto qualche attimo dopo aver guardato il calendario e aver letto "21 ottobre". Cavolo, il 21 ottobre. Come allora, 2007, quando allo specchio vedeva un ragazzo di 28 anni all'apice della sua carriera. Pronto per consacrarsi ultimo iridato in rosso.
Oggi vede un uomo, qualche ruga in più. La stessa passione, l'amore intatto per la Ferrari. Perché lui la ama, l'ha ammesso. I ferraristi lo sanno, lo adorano per questo, come quando scatena un misto di amore e odio per le dormite in pista. Un groviglio di emozioni appunto, nel cuore dei tifosi come nel petto del nativo di Espoo.
21 ottobre allora. It's day. Kimi sa di avere l'occasionissima tra le mani, partendo di fianco a Hamilton con una mescola di vantaggio e il compagno Vettel indietro, penalizzato. Kimi riavvolge il nastro, come in un film. Preme il tasto play e torna indietro nel tempo.
Corre per 56 giri come 11 anni fa. Da Interlagos ad Austin, sembra non essere cambiato nulla sotto quel casco. La pellicola finisce, allo stesso modo: Kimi ha vinto. È tornato a farlo. Avrà pur digiunato troppo a lungo, ma ne è valsa la pena.
Kimi su quel podio guarda il cielo, e dice: "Ok, ce l'ho fatta anche stavolta". Come se nulla fosse cambiato. O forse qualcosa di diverso c'è: un figlioletto con un destino tutto da scoprire. Robin ora cresce, sale sul podio in Ungheria facendo sorridere e intenerire il mondo intero, come una sorta di presagio d'annata.
Intanto il film a due tempi di papà in Ferrari ora volge al termine. Prima che inizino i titoli di coda, arrivano i ringraziamenti. I nostri, a lui. Per aver ricordato a tutti che è un Campione del mondo, in una giornata dal sapore mistico, evocativo. Una domenica trascendentale.
"Iceman", per tutti. Solo Raikkonen per chi non lo stima. Kimi per chi lo ama, a prescindere. E perdendosi nel cielo texano, si sarà ricordato che esattamente 11 anni fa aveva riportato il titolo a Maranello, e che 11 anni dopo lui è ancora lì. Sul gradino alto di un podio, per la vittoria numero 21. Mille grazie.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
Corre per 56 giri come 11 anni fa. Da Interlagos ad Austin, sembra non essere cambiato nulla sotto quel casco. La pellicola finisce, allo stesso modo: Kimi ha vinto. È tornato a farlo. Avrà pur digiunato troppo a lungo, ma ne è valsa la pena.
Kimi su quel podio guarda il cielo, e dice: "Ok, ce l'ho fatta anche stavolta". Come se nulla fosse cambiato. O forse qualcosa di diverso c'è: un figlioletto con un destino tutto da scoprire. Robin ora cresce, sale sul podio in Ungheria facendo sorridere e intenerire il mondo intero, come una sorta di presagio d'annata.
Intanto il film a due tempi di papà in Ferrari ora volge al termine. Prima che inizino i titoli di coda, arrivano i ringraziamenti. I nostri, a lui. Per aver ricordato a tutti che è un Campione del mondo, in una giornata dal sapore mistico, evocativo. Una domenica trascendentale.
"Iceman", per tutti. Solo Raikkonen per chi non lo stima. Kimi per chi lo ama, a prescindere. E perdendosi nel cielo texano, si sarà ricordato che esattamente 11 anni fa aveva riportato il titolo a Maranello, e che 11 anni dopo lui è ancora lì. Sul gradino alto di un podio, per la vittoria numero 21. Mille grazie.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp