A SPA-Francorchamps è stata guerra psicologica in pista, un confronto diretto apparentemente tranquillo. In realtà, una tiratissima sfida a suon di, quasi 44, giri da qualifica. Più di tutto, il trionfo del rispetto, della stima, dentro e fuori l'abitacolo dei contendenti all'iride 2017.
Lewis e Seb sono andati via, insieme, come fossero alla guida della stessa vettura, senza lasciare alcuna briciola al resto del gruppo. Come gemelli si sono plasmati a vicenda tra le pieghe e gli allunghi della Cattedrale. Si sono spinti, copiati, marcati, senza respiro, fino a confondere l'odore con quello dell'altro.
Una vittoria, quella di Hamilton, fonte di immenso orgoglio per il suo talento, raggiunta soprattutto per suoi indiscutibili meriti. Una sconfitta, quella di Vettel, dal sapore quasi agrodolce, in quanto a SPA è riuscito ad impensierire senza tregua il suo rivale. Due condotte che hanno certamente superato i limiti tecnici dei rispettivi mezzi a quattro ruote, ostacoli esistenti, aggirati oltre l'impossibile dalla loro grande classe. Ha vinto chi è partito davanti, in minima parte protetto dai disturbi aerodinamici prodotti dalla sua monoposto nel settore 2 della pista. Tanto quanto, a parti invertite, capitò nel settore 2 dell'Hungaroring.
Scuse per il perdente non ve ne sono, in ogni caso. L'argine Hamilton in fondo al Kemmel ha tenuto due volte, per questioni di mosse in pista e di velocità massima della sua vettura.
Un confronto nudo e crudo tra W08 e SF70H in velocità pura, senza gli artifizi del DRS. Un'arma non disponibile per il buon Sebastian nelle due occasioni utili dove ha tentato l'affondo a Les Combes. Un sorpasso, comunque, difficilissimo, anche a DRS spiegato vista l'ancora evidente egemonia sul dritto della freccia d'argento. L'arma che ha permesso ad Hamilton ed a Bottas di vincere in altre occasioni. Il limite nativo della Ferrari 2017, oltre quelli imposti a stagione in corso, di altra natura, apparentemente risolti con la prestazione sulle Ardenne.
Una SF70H che ha tenuto agevolmente il ritmo gara della W08, dimostrando di averne, anche di più, quando in quel giro e due terzi, realizzato dal Tedesco dopo la sosta, ha prontamente ripreso la scia della #44. Il tutto, a parità di mescola soft.
Se ad Hamilton non è bastata la tanto amata gialla per respirare da metà gara in poi, non è bastata nemmeno la tanto amata ultrasoft montata a Vettel in occasione del festival pit-stop inaugurato dal duo Pantera Rosa, Perez-Ocon, ad un terzo dalla fine della gara. Una strategia sulla carta vincente, rivelatasi vana contro quella maledetta stella a tre punte che, nuovamente su soft fresche, ha sgretolato tutte le speranze della rivale di cavallin rampante marchiata. Una costante, ormai sempre più caratteristica, consistente in un asintotico equilibrio prestazionale al tendere della bandiera a scacchi, frutto di quella anomala equazione che, tra il carico di carburante, le finestre di funzionamento delle coperture, e le doti tecniche delle due monoposto in lotta per l'iride, sembra non comprendere la variabile mescola.
Fa notizia quell'abbraccio post gara tra i due Campioni, un sincero scambio di rispetto, di stima. Verosimilmente, un inizio di lavoro atto al risanamento della loro rivalità. Una bella immagine, una vittoria sul piano umano di entrambi, intenzionati a scacciare quell'ideale di rivalità disumana che appartenne a Prost e Senna. Un nobile impegno comune, che dopo l'esito del GP d'Italia, corre il rischio di essere screditato dall'ipotetico avvento definitivo della diatriba corrente sulle Power Unit.
Provocazioni che i due Principi di questo mondiale devono intelligentemente dribblare per guadagnare il rispetto e la riconoscenza del popolo perdente, col fine di stemperare sentimenti negativi quali l'astio e il dissenso.
Gianluca Langella.
Follow @redf1gp