Il GP di Gran Bretagna restituisce una realtà definita, chiara, teoricamente esaustiva sui valori in campo. Nella fattispecie, tra le due monoposto in lotta. Una supremazia netta del fattore tecnica che, volendo, relega in secondo piano l'impresa di Hamilton e la disfatta di Vettel. Il tutto, quando restano dieci appuntamenti al termine della stagione 2017 di F1.
Una Rossa, tutta, assediata e colpita su più e più fronti. In pista, ma soprattutto fuori. Un assedio che ha comportato un leggero tracollo sul piano tecnico, una mazzata psicologica, relativamente modesta. Una specie di guerra lampo, approntata dalla casa di Stoccarda, a partire dalla campagna di Spagna. Sviluppi sulla W08 che hanno riportato lentamente, ma inesorabilmente, la monoposto argentata in una, esponenziale, condizione tecnica di predominio prestazionale. Contestualmente, la Ferrari è stata gentilmente invitata a modificare, abbandonare, alcune trovate tecniche.
Gli effetti iniziali, di tali limitazioni, sono sembrati circoscritti. Sono diventati un macigno, una zavorra ingestibile, specialmente tra le incantevoli Maggots, Becketts, e Chapel.
Insomma, una marea di ombre che si sono addensate su Maranello. Finanche a Parigi. Il bandolo della matassa è rappresentato dal fondo originario flessibile della SF70H. Un componente in teoria fondamentale per la prestazione assoluta e per la perfetta riuscita degli sviluppi sulla monoposto. Per questo, spiazza non poco, la scelta di non difendere, su tutta la linea, una simile diavoleria aerodinamica. Una intuizione tecnica felice, eventualmente border-line, tanto quanto il cosiddetto Magic-Button utilizzato dalla Ferrari, messo sulla graticola per l'utilizzo di olio, di natura non nota, quale additivo alla combustione del carburante. Soluzioni tecniche, forse, molto importanti per il rendimento della bellissima Gina, purtroppo oramai "proibite" dall'Azerbaijan. Questioni tecniche, fomentate da Mercedes in primis, risolte dal Cavallino Rampante con una repentina conciliazione. Un atto sorprendente che ha subito tolto, a tutti, il piacere di scoprire il torto o la ragione insiti alla diatriba regolamentare.
Gli scenari potrebbero essere vari ed eventuali, di certo, il dietrofront Ferrari potrebbe dare adito ad una ammissione di colpa. Nonché, l'accomodamento adottato, potrebbe celare la volontà di tenere calme le acque, avendo valutato, come possibile, un arrivo alla pausa estiva in comoda difesa. Un azzardo calcolato, utile, protetto da eventuali contromisure tecniche già in cantiere. Almeno in parte, una strategia compromessa da un piccolo errore di valutazione riguardante la rapidità di recupero delle frecce d'argento.
Di concerto, le gentili imposizioni FIA, in piena lotta iridata, risultano tardive. Risultano non propriamente eque, visti i tempi a disposizione nel pre-campionato per predisporre tutte le verifiche del caso.
Se da un lato la nota "fondo" è relativa alla sola Ferrari, la nota "Oil-Gate" è di carattere trasversale. Un guaio, in quanto tale direttiva di adeguamento delle Power Unit fa affidamento, unicamente, alla lealtà sportiva ed al buon senso dei Team. Una misura restrittiva, di fatto, allo stesso tempo inapplicabile. Un veto pervaso da un alone di illegittimità, data l'impossibilità oggettiva di condurre verifiche di attuazione, da parte dei commissari, per stessa ammissione FIA. Una Federazione che legifera male e soprintende peggio, che non ha il polso di ogni situazione, che genera continui scomodi precedenti. Azioni maldestre, recidive, ignoranti verso il dovuto rispetto delle idee, nonché del lavoro di tanti uomini, normali, protagonisti talvolta di notti insonni in fabbrica ed in circuito. Provvedimenti che danneggiano l'integrità progettuale ed i relativi investimenti sostenuti dai Team.
Una Ferrari che deve lottare contro un sistema F1 ancora ostile, falloso nell'imparzialità di giudizio, aleatorio nella tempistica e metodologia di intervento. Una Mercedes che bivacca, giustamente, su tali criticità sistemiche, abile a condurre il gioco, abile a manovrare quei fili frutto delle fragilità offerte dal diretto avversario e dai "Federali".
Un clima, privo di tutela in pista, che potrebbe dare alla Mercedes la discrezionalità di "dopare" la propria PU, nel massimo della segretezza, data l'inconfutabilità di reato.
Tutte considerazioni che usano la Rossa, semplicemente, come esempio. Plausibili tesi che, a scanso di equivoci, non vogliono costituire una arringa difensiva pro Maranello.
Elucubrazioni che restituiscono una Ferrari sotto scacco. Una probabile condizione di svantaggio che richiede di azzardare le restanti dieci mosse. Con altrettante contromosse, da prevedere e neutralizzare. Solo così, le foto ritraenti la Mercedes #44 sola, indisturbata, indiscussa dominatrice in gara, potranno diventare una rarità assoluta. Questo, dall'Ungheria sino ad Abu Dhabi.
Gianluca Langella.
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