ORARI TV
SKYSPORTF1HD
Giovedi 20 Maggio

Libere 1 Ore 11:30 - Libere 2 Ore 15:00
Sabato 22 Maggio
Libere 3 Ore 12:00 - Qualifiche Ore 15:00
Domenica 23 Maggio
Gara Ore 15:00

DATI CIRCUITO
umero di giri 78
Lunghezza circuito 3.337 km
Distanza di gara 260.286 km
Giro record 1:14.260
Max Verstappen (2018)
ALBO D'ORO PILOTI
VITTORIE
Schumacher, Hamilton 6
Prost, Mansell, Hakkinen 3
Senna, Räikkönen, Alonso 2
Vettel, Verstappen 1
Button, Rosberg 1

POLE POSITION
Schumacher 7
Hamilton 6
Senna 4
Häkkinen, Räikkönen, Rosberg 2
Mansell, Prost, Alonso 1
ALBO D'ORO COSTRUTTORI
VITTORIE
Ferrari 12
McLaren 8
Williams, Mercedes 7
Lotus 6
Red Bull 3
Renault 1

POLE POSITION
Ferrari 13
Mercedes 9
McLaren 8
Williams 6
Lotus 5
Red Bull 2
Renault 1

“Dritto negli occhi”
Formula 1 Spagna 1991: Mansell e Senna, un duello di quelli grandi


f1 gp spagna 1991 nigel mansell ayrton senna| F1 GP Spagna 1991, Ayrton Senna su McLaren Honda, Nigel Mansell su Williams Renault - Foto by Pinterest |
Fu una gara vissuta sul duello infinito tra due mostri sacri della Formula 1 del passato. Eppure, il GP di Spagna del 1991 è stato molto movimentato, seppur bollato dal confronto ruota a ruota avvenuto nei primissimi giri tra il "Leone d'Inghilterra" e "The Magic". Vinse proprio Nigel Mansell su Williams-Renault, non davanti alla McLaren-Honda di Ayrton Senna da Silva.


M
ontmelò 1991. Il colpo d'occhio del Circuit di Catalogna in quel di Barcellona non era di certo dei migliori. Fu l'anno, quello, della sua inaugurazione, di un tracciato che avrebbe assunto nel tempo connotati leggendari. La palestra delle monoposto da Formula 1, dell'aerodinamica in special modo, una pista che, al debutto nel calendario mondiale, non sorrise al grande Ayrton Senna da Silva.

E come ogni novità che si rispetti, la peripezia non mancò in quella edizione del GP di Spagna, a partire da un asfalto umidiccio, alquanto viscido, che sbiadì i maghi della pioggia. "The Magic" sembrò soffrire particolarmente quelle condizioni di asfalto domenicali, com'anche il pischello della compagnia, vendicatosi di quello scherzo meteorologico anni dopo, proprio lì. Michael Schumacher.

Fu proprio quello che sarebbe diventato il "Kaiser" a godersi, un po' a distanza, il duello che si palesò a pochi giri dallo spegnimento dei semafori. Uno di quelli dalla "D" maiuscola, di quelli grandi, nella fattispecie per una dinamica in teoria standard, molto più singolare di tanti similari sorpassi custoditi in archivio F1. Non due sfidanti a caso, l'uno su una arrembante nome in codice FW14, l'altro su una timida nome in codice MP4/6.
Non Riccardo Patrese. L'italiano alla guida della sua di Williams-Renault, l'abile condottiero maestro dell'agguato. Una condotta da attendista, da ragioniere, anche ricompensata con qualche interesse alla bandiera a scacchi. Un approccio buono per respirare dal gradino basso del podio l'ancora inusuale aria di Catalogna.
Non Gerhard Berger. L'austriaco alla guida della sua di McLaren-Honda, il bastonatore dei grandi in qualifica, il candidato a pieni voti per la conquista della vittoria. La prima nell'albo d'oro del circuito di Barcellona, una casella apparentemente già assegnata, da riempire con l'anagrafica di quel tirolese nativo di Wörgl.

Il guaio per la MP4/6 targata Österreich era rappresentato dai soliti cagnacci del tempo, piloti affamati e mai domi, aventi sovente quella marcia in più che contraddistingue i campioni. Uscì dalla mini lotteria di quella prima Montmelò la Williams FW14 del più famoso pilota coi baffi di tutti i tempi. Quel Nigel Mansell tornato a Didcot dopo due anni passati alla corte di Maranello. Dopo una stagione complessa con Alain Prost come compagno di box.

Un Berger in ascesa, comunque, protetto dal suo capitano, da Senna, finito nelle grinfie del "Leone d'Inghilterra", alla stregua di una vittima sacrificale sul suo terreno di conquista, la pista bagnata. Il brasiliano dovette soccombere all'avversario che più temeva, più considerava nelle circostanze da corpo a corpo. Un sorpasso clamoroso per questioni umane tangibili nel mentre dell'azione, seppur dalla relativa valenza in seno al risultato finale.

Tutto accadde sul corto rettilineo di partenza, al tempo notevolmente allungato dalla libera percorrenza delle smontate di oggi Europcar-New Holland. Due vetture appaiate, pochi metri dopo il varco della linea del traguardo, ad accompagnarsi all'imbocco della prima curva, con mosse di dura intimidazione. Ondeggianti verso il ruota a ruota fisico, vero e proprio, come a significare un possibile confronto senza esclusione di colpi.
Una tendenza degenerativa smorzata a più riprese da uno scambio di sguardi allusivi, quale forma indiretta di comunicazione, a correzione di quell'istinto animale insito nell'indole di piloti del livello di Nigel ed Ayrton. Un duello all'ultimo sangue, senza alcun versamento di tal sostanza, a sintomo ultimo di quell'enorme sentimento di rispetto, sempre protagonista in tutti i regolamenti di conti intercorsi lungo quegli anni di convivenza nel Circus.

Una testimonianza principe dell'ordine di grandezza, dello spessore di quei due uomini lì, idealmente abbracciati in una manifestazione di stima reciproca, di lealtà sportiva oltre il puro antagonismo anche più spicciolo. Un esempio particolare, non comune, in piccolissima parte, il lato positivo della leggendaria dicotomia più cruenta della storia della Formula 1. La sfida che assunse i connotati di una guerra sportiva, che ha avuto pagine nere, poco nobili dal punto di vista umano. In quel 1991, diventata quasi un ricordo anche per "Il Professore", finito in maniera del tutto anonima dietro al baffuto inglese sul traguardo di Catalogna.

E su quel tracciato inedito, ancora un work in progress, grezzo nelle vie di fuga, semi-lavorato e desertico nelle aree a verde, il giovanissimo Schumi, ringalluzzito da quell'aggiuntivo scroscio di pioggia, sceso dal cielo poco prima di metà gara, commise il suo di errore quando appena all'attacco della seconda posizione occupata dalla McLaren sbagliata. La vettura di Woking vincitrice designata, la MP4/6 del poleman austriaco, trasformatasi in semplice meteora la domenica, battuta comunque dalla monoposto #5. Abbattuta da noie tecniche al giro 33, con la gemella da tornate in viaggio lontano dalle luci della ribalta. Causa piccolo pasticcio targato Senna, il #1, tradito dall'oleoso bagnato di quell'ancor vergine grana d'asfalto spagnola.

Una giornata no, quella del da Silva della F1, su quel tracciato che mai l'avrebbe scelto nel breve futuro riservatogli dal suo di destino terreno. Una giornata che celebrò la Williams FW14 di Nigel Mansell. Lui, il primo ad apporre l'autografo nell'albo d'oro del GP di Spagna sulla palestra delle Formula 1, l'unico pilota che poteva guardare quel campione del mondo in carica, finanche dall'abitacolo, da sotto la visiera, proprio lì. Dritto negli occhi.

Gianluca Langella.

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