ORARI TV
SKYSPORTF1HD
Giovedi 20 Maggio

Libere 1 Ore 11:30 - Libere 2 Ore 15:00
Sabato 22 Maggio
Libere 3 Ore 12:00 - Qualifiche Ore 15:00
Domenica 23 Maggio
Gara Ore 15:00

DATI CIRCUITO
umero di giri 78
Lunghezza circuito 3.337 km
Distanza di gara 260.286 km
Giro record 1:14.260
Max Verstappen (2018)
ALBO D'ORO PILOTI
VITTORIE
Schumacher, Hamilton 6
Prost, Mansell, Hakkinen 3
Senna, Räikkönen, Alonso 2
Vettel, Verstappen 1
Button, Rosberg 1

POLE POSITION
Schumacher 7
Hamilton 6
Senna 4
Häkkinen, Räikkönen, Rosberg 2
Mansell, Prost, Alonso 1
ALBO D'ORO COSTRUTTORI
VITTORIE
Ferrari 12
McLaren 8
Williams, Mercedes 7
Lotus 6
Red Bull 3
Renault 1

POLE POSITION
Ferrari 13
Mercedes 9
McLaren 8
Williams 6
Lotus 5
Red Bull 2
Renault 1

“Dimostrazione di grandezza”
Formula 1 Il tango alla Michael Schumacher


Buenos Aires. Fu l'ultima apparizione della terra del tango nel mondiale di F1. Fu una delle più memorabili affermazioni di "Sua Maestà" delle 91 in carriera. Una danzante Ferrari tra le stupende pieghe del tracciato argentino, una marcia inarrestabile e cattiva verso la bandiera a scacchi.


U
na giornata indimenticabile. Un successo emblematico di un campione dalla "c" maiuscola rispondente al nome di Michael Schumacher. Volendo, l'esempio della vittoria dell'uomo sulla macchina, quantomeno il trionfo della tenacia, della positività, alcuni dei baluardi inespugnabili propri del tedesco. Alcuni degli ingredienti segreti utili a deliziare la sua classe, buoni per corroborare all'onnipotenza il suo sconfinato talento di guida.

Uno scenario critico, proveniente da una relativamente fresca pagina delle più controverse della sua storia sportiva, la famosissima "sportellata" di Jerez de la Frontera. Una mossa infelice che consegnò il mondiale '97 a Villeneuve, Jacques, che indignò le orde di sostenitori e detrattori del nativo di Kerpen. Attuata maldestramente proprio alla guida della Leggenda delle corse. Un contesto caratterizzato da un inizio di stagione '98 nel segno delle famigerate McLaren-Mercedes di Adrian Newey, una sorta di spettro del tempo che fu di Ayrton Senna, quando a Woking consumò il grosso dei suoi trionfi.
Furono due le gare, le prime della stagione post Jerez '97, Australia e Brasile. Due doppiette delle sorprendenti MP4/13 in qualifica, la domenica. Tutti doppiati a Melbourne, altrettanti doppiati ad Interlagos, tranne Schumacher e Wurz, finiti comunque ad oltre un minuto. Un miasma di dubbi, tecnici, accuse su quelle frecce d'argento imbattibili. Una Ferrari che, oleata dal Triumvirato più glorioso della F1 di tutti i tempi, seppe rispondere in pista per sdoganare il non c'è il due senza il tre.
Su tutto, la lucidità fondamento di Schumacher, il pilota capace di suggellare le contromisure approntate per tentare il contrattacco lampo. Uno pneumatico anteriore più largo, portato dalla Good Year, quale ritocco finale sulla F300 del tedesco, protagonista indiscussa di una performance eccezionale.

Due ceffoni. Uno a Mika Hakkinen, l'altro a David Coulthard. Poche tornate per issare la rossa '98 finalmente in testa ad un gran premio. Un tango coinvolgente, sublime, scandito con eleganza, velocità, estrema efficacia di guida, tra una virgola nera sull'asfalto e l'altra. Ad un incessante escalation da ritmo da qualifica. Una leggiadra F300 proiettata a cannone, senza incertezza alcuna, con forza e consistenza, innanzittutto verso la prima affermazione stagionale. Verso la sfida mondiale numero due in rosso dopo il naufragio in Andalusia.
Sta qui l'altra, ennesima, faccia della grandezza del Kaiser, un professionista modello, un uomo che non ha mai amato piangersi addosso. Continuamente incentrato al divenire, a mezzo di una serenissima, irriducibile determinazione del tutto fuori media. Un pilota follemente innamorato del suo lavoro, fedele ai suoi obiettivi, alla causa ferrarista. Per questo, totalmente immune a quel sentimento di nome noia. Il rivale più duro che il secondo finlandese iridato della storia si trovò a dover fronteggiare. Quella furia, generosa, bonaria, di un tedesco di nome Michael, etichettato, poi, bensì dal Mika, quale: "Colui che non si arrendeva mai."

Un prodigio oratorio finnico denso di significati, un riconoscimento dello spessore professionale di cotanto avversario. Un elogio alle connotazioni caratteriali proprie di quell'uomo straordinario, imbattibile sul piano mentale.
Schumi vinse in Argentina con una prestazione capolavoro, da degno glorificatore degli sforzi della sua di Ferrari, più di tutto, era oramai il trascinatore di una marea di gente. Dalla fabbrica, all'angolo più sperduto rosso d'Italia, finanche del mondo, trasportò gli animi congiuntamente verso un incrollabile sogno iridato.

Verso una realtà, di lì a poco, quella del quinquennio imperiale, possibile dalla lectio magistralis del Barone Rosso. Alquanto incomprensibile a primo acchito, congetturale, forse, per qualche annata di troppo. Comprovata dalla basilare dottrina del saper perdere.

Gianluca Langella.

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