ORARI TV
SKYSPORTF1HD
Giovedi 20 Maggio

Libere 1 Ore 11:30 - Libere 2 Ore 15:00
Sabato 22 Maggio
Libere 3 Ore 12:00 - Qualifiche Ore 15:00
Domenica 23 Maggio
Gara Ore 15:00

DATI CIRCUITO
umero di giri 78
Lunghezza circuito 3.337 km
Distanza di gara 260.286 km
Giro record 1:14.260
Max Verstappen (2018)
ALBO D'ORO PILOTI
VITTORIE
Schumacher, Hamilton 6
Prost, Mansell, Hakkinen 3
Senna, Räikkönen, Alonso 2
Vettel, Verstappen 1
Button, Rosberg 1

POLE POSITION
Schumacher 7
Hamilton 6
Senna 4
Häkkinen, Räikkönen, Rosberg 2
Mansell, Prost, Alonso 1
ALBO D'ORO COSTRUTTORI
VITTORIE
Ferrari 12
McLaren 8
Williams, Mercedes 7
Lotus 6
Red Bull 3
Renault 1

POLE POSITION
Ferrari 13
Mercedes 9
McLaren 8
Williams 6
Lotus 5
Red Bull 2
Renault 1

“Delirio morale”
Formula 1 GP del Brasile: Verstappen, Hamilton, l'aforisma di Rimbaud


f1 gp brasile 2018 lewis hamilton max verstappen| GP Brasile 2018, Hamilton passa Verstappen - Foto by @F1 |
Interlagos. Lo show consumatosi dinanzi la torcida d'annata è di complessa interpretazione, un puzzle ricco di pezzi, dalle mille sfumature. È l'etica a non pervenire quale variabile di diritto nei fatti di questo Brasile. Effetti speciali ed unici, un iceberg di ghiaccio dalla mole notevole, con sulla punta un cartello recitante: "La morale è la debolezza dell'intelligenza."

Arthur Rimbaud. Suo l'aforisma, la massima dal carattere forte, ingente, capace di spezzare l'ordinario sodalizio della spiritualità coi lumi della ragione. Una sottigliezza filosofica, utile ad approfondire la considerazione di un individuo, oltre a restituire i confini entro cui le sue doti intellettive si sviluppano. Dinamiche mentali fondamentalmente neutre, all'uopo discrezionali per l'avente diritto di turno.

Considerazioni ascrivibili alla persona di Lewis Hamilton, il cinque volte campione del mondo. Ad Interlagos ha continuato ad andare dritto per la sua strada, incurante dei malcontenti social viste le controversie in qualifica, di quelli dei tifosi tutti orange della leggenda del futuro, Max Verstappen. "Ginetto" imbarca il pieno di risultati tra sabato e domenica di San Paolo, irridendo tutto e tutti, senza curare menate etiche, morali.
Cannibalismo, il termine meno nobile, mai tanto più indicato per questo Hamilton. Capace di cannibalizzare una giovane testa calda fuori pista, tremendamente gelida dentro la RB14 #33, la stella indiscussa in pomposo divenire della terra tra i laghi d'annata. Capace di passarla liscia tra la commissione FIA, assolto direttamente in "cassazione" dalla triplice accusa di reato di impeding nel mentre della Q2. Capace di sbattersene delle sentenziose ire delle illegittime giurie e di pigliarsi la pole, senza pietà.

Uno scenario che esclude sonoramente il risvolto morale di una gara crudele per l'oltre il pilota #44. Max Verstappen e preso in mezzo, in un turbinio occulto è perverso negli effetti, scomunicato da vincitore di diritto in Brasile. Una maledizione ultraterrena abbattutasi sotto mentite spoglie, nelle vesti di Esteban Ocon, l'esecutore letale alla S do Senna di una volontà punitiva di certe acerbe malefatte, talune impunite anche.

Una sorta di conto aperto con il fato sportivo, un debito liquidato tutto in un colpo con uno strafalcione fuori pista. Il tutto, dall'alto della solida, inattaccabile prima posizione virtuale di Interlagos, conquistata sul campo, con fame e talento incontenibili. Un brutto risveglio dal sogno della doppia affermazione di fila, dal Messico in Brasile, come a dire da Polanco di Città del Messico alle favelas di San Paolo.
Null'altro da fare che guardare sfilare il Re Nero sulla sua W09 argentata, della quale apprezzare il retrotreno soltanto sino allo sventolio della bandiera a scacchi. L'inglese non da seconde chance, soprattutto quando a giochi iridati chiusi sembra correre su un nastro di velluto rosso per i giri restanti al termine della stagione corrente.

Un immaginario binario conducente in quell'emisfero di cinismo dove apparentemente l'unico padrone pare essere il dominatore di Stevenage. Una carta da repertorio trasversale a tutti i campioni, un mondo freddo come un iceberg, vagante per mari, comunque una debolezza mentale attaccabile da vari livelli. Come da una sana componente di moralismo, una portante colonna di un uomo quale è Sebastian Vettel.

Questa, una chimera psicologica da agguantare totalmente dall'enfant prodige dei Paesi Bassi, per l'età sua attuale poco coniugabile con la necessaria esperienza. Un passo in divenire, ad una velocità abbastanza sostenuta, anche quando non resta che spintonare, anche verbalmente, la fonte di dannazione per la sconfitta domenicale dinanzi la torcida. Quota parte di gente in preda ad un delirio morale, amante di quest'olandese volante, da quando nel 2016 vi ritrovò qualcosa di molto familiare.

Questione di ruota della fortuna, perché no. Una sintesi banale, comoda, molto approssimativa di una mole di variabili inquantificabili quali determinanti per la ratifica di condotte, di esiti. Di campioni viventi in continuo scontro con le proprie nobiltà caratteriali, con innumerevoli fattori esterni quali disgrazie incessanti per le personalissime debolezze.

Gianluca Langella.

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