Nazionalità tedesca. Un palmares da fare invidia a molti suoi colleghi. Classe ’81: vecchio, troppo vecchio per essere considerato dalla F1 odierna. André Lotterer potrebbe anche passare inosservato nella mischia di talenti che affollano le varie formule e serie motoristiche. Eppure c’è qualcosa, in quegli occhi dal fermento glaciale, che ci ricorda l’agonismo di quello che potremmo definire un mancato campione.
André Lotterer è un pilota di talento, uno di quelli che, probabilmente, vincerebbe anche la gara tra furgoncini delle poste, o che si ritroverebbe sul podio in una 24 Ore di carrelli della spesa sul tracciato del parcheggio del supermercato. Un pilota a trecentosessanta grandi, insomma, col particolare gusto delle gare di resistenza e di gestione. Un campione incompreso? Forse. In ogni caso un pilota che, almeno un piede, in F1 ce l’ha messo eccome. Sebbene l’evento sia stato dimenticato dai più.
L’esordio nel circus per eccellenza avviene il 22 agosto 2014. La pista è quella che solitamente porta fortuna a chi è destinato a lasciare un segno nella F1: Spa-Francorchamps. Sul tracciato belga, André si qualifica penultimo; poca roba, vista così, mentre in verità è un risultato a dir poco sorprendente per almeno due ragioni: la prima è il distacco inflitto al compagno di squadra, l’allora giovanissimo Marcus Ericsson, di ben un secondo. L’altra ragione è che, per Lotterer, quella fu la prima volta su una vettura di F1.
Sarà lo stesso André, dopo l’esperienza tra le Ardenne, a rinunciare a un possibile futuro in F1; un futuro che poteva esserci, considerando quella prima prova sensazionale. Un segno, questo, di grande saggezza, di una veduta ampia su un futuro incerto. Perché ostinarsi a restare dentro a Caterham, rischiando magari uno di quei destini nel circus della durata di due o tre anni da vivere imbottigliati tra l’ultima fila e la penultima?
La passione, e soprattutto il talento di Lotterer nel motorsport si era già manifestata in altre categorie, forse a lui più congeniali o, semplicemente, più “aperte” rispetto all’esoterica F1. In Endurance i suoi trionfi più prestigiosi, di quelli che lasciano un segno e che rendono onore al palmares di un pilota: Le Mans, per dirne una, anzi tre, come i successi di André per il team Audi nella più famosa delle gare di durata.
Il passaggio in Formula E è stata una scommessa, un rischio (ben) calcolato, considerando gli ottimi risultati raggiunti dal pilota di Duisburg nella serie elettrica, con alcuni esaltanti E-Prix che lo hanno visto protagonista, e il promettente futuro di una formula in costante crescita e che ha visto, quest’anno, l’esordio di un simbolo motoristico di dominio imperiale quale è la Mercedes.
Cosa avrebbe combinato in F1, non lo sapremo mai. Permane il mistero dietro lo sguardo di Lotterer, incapace forse di accettare compromessi, di cedere all’appagamento della moneta, di incamminarsi per il sentiero della noia. Una cosa è certa: André resta l’emblema di quei piloti capaci di cimentarsi in competizioni motoristiche molto diverse fra loro. All’insegna della passione. Del coraggio. Della voglia di velocità.
L’esordio nel circus per eccellenza avviene il 22 agosto 2014. La pista è quella che solitamente porta fortuna a chi è destinato a lasciare un segno nella F1: Spa-Francorchamps. Sul tracciato belga, André si qualifica penultimo; poca roba, vista così, mentre in verità è un risultato a dir poco sorprendente per almeno due ragioni: la prima è il distacco inflitto al compagno di squadra, l’allora giovanissimo Marcus Ericsson, di ben un secondo. L’altra ragione è che, per Lotterer, quella fu la prima volta su una vettura di F1.
Sarà lo stesso André, dopo l’esperienza tra le Ardenne, a rinunciare a un possibile futuro in F1; un futuro che poteva esserci, considerando quella prima prova sensazionale. Un segno, questo, di grande saggezza, di una veduta ampia su un futuro incerto. Perché ostinarsi a restare dentro a Caterham, rischiando magari uno di quei destini nel circus della durata di due o tre anni da vivere imbottigliati tra l’ultima fila e la penultima?
La passione, e soprattutto il talento di Lotterer nel motorsport si era già manifestata in altre categorie, forse a lui più congeniali o, semplicemente, più “aperte” rispetto all’esoterica F1. In Endurance i suoi trionfi più prestigiosi, di quelli che lasciano un segno e che rendono onore al palmares di un pilota: Le Mans, per dirne una, anzi tre, come i successi di André per il team Audi nella più famosa delle gare di durata.
Il passaggio in Formula E è stata una scommessa, un rischio (ben) calcolato, considerando gli ottimi risultati raggiunti dal pilota di Duisburg nella serie elettrica, con alcuni esaltanti E-Prix che lo hanno visto protagonista, e il promettente futuro di una formula in costante crescita e che ha visto, quest’anno, l’esordio di un simbolo motoristico di dominio imperiale quale è la Mercedes.
Cosa avrebbe combinato in F1, non lo sapremo mai. Permane il mistero dietro lo sguardo di Lotterer, incapace forse di accettare compromessi, di cedere all’appagamento della moneta, di incamminarsi per il sentiero della noia. Una cosa è certa: André resta l’emblema di quei piloti capaci di cimentarsi in competizioni motoristiche molto diverse fra loro. All’insegna della passione. Del coraggio. Della voglia di velocità.