Una domenica tra le più emblematiche di quelle vivibili a Montecarlo. Con, nel mezzo, tante connivenze per uno spettacolo più avaro del solito. Una stella, Daniel Ricciardo, illumina con la sua matta RB14 la scena di una gara cristallizzata tra pneumatici incomprensibili, magagne da famiglia allargata. Tanto, ad infangare la buona storia del Principato della Formula 1.
Ricciardo vince il GP di Monaco dopo un weekend tutto in prima posizione, dal giovedì alla domenica. L'australiano ha gestito la gara facendo spalle larghe su Vettel, correndo tutta la seconda metà della corsa con un problema all'ERS.
Su un'altra pista con un guaio simile non sarebbe riuscito nemmeno a finire nella top 5, visto il pesante calo che Daniel ha dovuto imporre al suo ritmo gara. "Stai concentrato", gli ripetevano dai box. Detto, fatto, portando a casa una vittoria molto più difficile del previsto.
Già, perchè se ormai tutti ritengono Montecarlo una pista non da mondiale di Formula 1, forse ci scordiamo quanto sia complicato rimanere concentrati per 78 giri in un simile toboga, dove i grandi trionfano e i baby affondano (leggasi Verstappen).
Una gara monotona, condizionata anche dalle gomme, in un weekend dove la Pirelli ha introdotto la mescola più tenera Hypersoft ma comunque capace di reggere per più giri, per non parlare della Supersoft in grado di coprire l'intera distanza del gran premio. Soft, quindi, per modo di dire, con una Pirelli più attenta all'immagine che nel mettere in condizioni di lottare i piloti, tanto da partecipare il più del dovuto anche a questo 2018.
Il fattore pneumatici sta diventando una variabile fin troppo determinante: i piloti quasi non tentano nemmeno più il sorpasso, a stare troppo sotto al retrotreno della vettura rivale spesso viene a mancare la fiducia nelle gomme. Per fenomeni ormai anomali di usura, conosciuti, ma troppo improvvisi ed imprevedibili. Inaudito.
Ma questo è solo un aspetto di un campionato pieno di contraddizioni, combattuto sempre più a squadre fuori dalla pista: lascia perplessi la condotta di gara di Esteban Ocon platealmente arrendevole nella difesa su un Lewis Hamilton fresco di sosta ai box. Un favore che ha permesso all'inglese di non subire un eventuale undercut da parte di Kimi Raikkonen.
Il fattore pneumatici sta diventando una variabile fin troppo determinante: i piloti quasi non tentano nemmeno più il sorpasso, a stare troppo sotto al retrotreno della vettura rivale spesso viene a mancare la fiducia nelle gomme. Per fenomeni ormai anomali di usura, conosciuti, ma troppo improvvisi ed imprevedibili. Inaudito.
Ma questo è solo un aspetto di un campionato pieno di contraddizioni, combattuto sempre più a squadre fuori dalla pista: lascia perplessi la condotta di gara di Esteban Ocon platealmente arrendevole nella difesa su un Lewis Hamilton fresco di sosta ai box. Un favore che ha permesso all'inglese di non subire un eventuale undercut da parte di Kimi Raikkonen.
Force India si dimostra sempre più Junior Team Mercedes, un pò come la Sauber per la Ferrari o la Toro Rosso per la Red Bull: fossimo nella FIA e in Liberty Media daremmo qualche reprimenda in più ai piloti che corrono come il francese e vieteremmo di far diventare i GP delle partite a scacchi, piuttosto che pensare alle grid girls...
Ci voleva la vittoria di un duro e puro come Ricciardo, in un weekend avaro di emozioni, pieno di chiacchiere, giochi di squadra allargati e rese delle mescole alquanto discutibili. Tanto per cambiare.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
Ci voleva la vittoria di un duro e puro come Ricciardo, in un weekend avaro di emozioni, pieno di chiacchiere, giochi di squadra allargati e rese delle mescole alquanto discutibili. Tanto per cambiare.
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