Monza. Rabbia, delusione e incertezza: tre postumi ferraristi di una gara persa dopo appena tre curve. Ma vi sono altrettante ragioni per essere felici. Tutti. Ferraristi, vetteliani, hamiltoniani. Monza ci ha regalato tre fantastici motivi per sorridere. Tre preziosi memoir che parlano di uno sport high-tech disegnato a misura di Übermensch.
Non mi stancherò mai di dirlo, specialmente dopo questo Gran Premio di Monza. Una gara infausta per la Ferrari, una rincorsa che ha arriso alle ambizioni crescenti del team Mercedes e del campione del mondo in carica, nonché attuale leader della classifica generale, Lewis Hamilton.
Non mi stancherò mai di dirlo, né di ripeterlo: la Formula 1 è umanità. Anzi umanesimo. Sì, questo sport che viene tacciato ogni santo giorno di essere divenuto troppo tecnologico (da quando, poi? Dal 2018? O dagli anni Ottanta? O dagli anni Sessanta? La F1 è sempre stata una prova bellica di alta tecnologia), questo sport che può vantare schiere di appassionati il cui massimo aforisma consiste nell’ormai classico: «Con quelle macchine vincerei anche io», è uno sport che, prima ancora d’essere high-tech, è umano.
Uno sport umanista e Monza 2018 ce lo ha ricordato. Sono alcuni fan che, in questo frangente del campionato, si stanno dimostrando poco umani o forse troppo tanto analfabeti, ignari sia dell’high-tech che c’è dietro alla F1, sia – soprattutto – dell’umana personalità di questi piloti, di questi eroi moderni, di questi calcolatori magici: guerrieri dei millesimi dotati di una freddezza che farebbe invidia al più esperto sicario del KGB.
Lewis Hamilton è spaventoso, non c’è null’altro da dire: forte, fortissimo, pronto a entrare nella leggenda. Forse, addirittura, nella leggenda c'è già, dopo questa gara italica: un sorpasso mostruoso a Vettel – non molto dissimile da quello che Montoya provò ai danni di Schumacher nel 2003, senza però riuscirvi – portato con coraggio, grinta e odio sportivo, fregandosene altamente dei rischi. Un sorpasso alla Schumacher, alla Senna, per intenderci.
Kimi Raikkonen non è vecchio e neppure stanco. Il giornale tedesco Bild darebbe il finnico fuori dalla Ferrari nel 2019 a favore di un certo monegasco, più giovane e considerato talentuoso, attualmente in forza (si fa per dire) alla Sauber. Nonostante la tensione di un contratto che forse non arriverà (ancora non si sa) e nonostante l’emozione di avere una famiglia sempre più presente ai box.
Kimi, Iceman, il pilota che nella storia della Ferrari occupa il secondo posto tra quelli che hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato – in un'ambigua e melanconica classifica in cui al primo posto si erge Gilles Villeneuve – a Monza ha dato e ricevuto tantissimo. Ha dato tutto in gara (anche oltre l’umano consentito) e ha ricevuto tanto da fuori, dal popolo: da quella parte di tifosi che non se lo riescono a togliere dalla testa e dal cuore, Iceman.
Lewis Hamilton è spaventoso, non c’è null’altro da dire: forte, fortissimo, pronto a entrare nella leggenda. Forse, addirittura, nella leggenda c'è già, dopo questa gara italica: un sorpasso mostruoso a Vettel – non molto dissimile da quello che Montoya provò ai danni di Schumacher nel 2003, senza però riuscirvi – portato con coraggio, grinta e odio sportivo, fregandosene altamente dei rischi. Un sorpasso alla Schumacher, alla Senna, per intenderci.
Kimi Raikkonen non è vecchio e neppure stanco. Il giornale tedesco Bild darebbe il finnico fuori dalla Ferrari nel 2019 a favore di un certo monegasco, più giovane e considerato talentuoso, attualmente in forza (si fa per dire) alla Sauber. Nonostante la tensione di un contratto che forse non arriverà (ancora non si sa) e nonostante l’emozione di avere una famiglia sempre più presente ai box.
Kimi, Iceman, il pilota che nella storia della Ferrari occupa il secondo posto tra quelli che hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato – in un'ambigua e melanconica classifica in cui al primo posto si erge Gilles Villeneuve – a Monza ha dato e ricevuto tantissimo. Ha dato tutto in gara (anche oltre l’umano consentito) e ha ricevuto tanto da fuori, dal popolo: da quella parte di tifosi che non se lo riescono a togliere dalla testa e dal cuore, Iceman.
Sebastian Vettel…
Caro Sebastian, se ti potessi scrivere una lettera ora (io che simpatizzo per Lewis) ti direi questo: lasciale perdere le voci di corridoio che poi portano dritti nel cesso gli stronzi che le hanno messe in circolo. Lascia perdere chi dice che «sei il peggior pilota nella storia della Ferrari» (quando Prost è arrivato in Ferrari aveva meno titoli di te e qualche anno in più). Lascia perdere le lingue fredde e crudeli che parlano di poca lucidità e che ti accusano di azzardare troppo.
Io, che non sono un tuo tifoso, ti dico: mi piaci così. Mi è piaciuto Hamilton a Monza, e mi sei piaciuto tu allo stesso identico modo. E non comprendo come un tuo tifoso (o un tifoso ferrarista) non riesca a comprendere quanto sei prezioso, sensibile, coraggioso e passionale. Tu non sei Michael Schumacher, lui a volte il piede dal pedale lo alzava. Tu sei Sebastian Vettel, e anche a costo di rovinare la tua gara e buttare all’aria un altro mondiale, resisti, sempre: perché vuoi essere il numero uno.
Caro Sebastian, se ti potessi scrivere una lettera ora (io che simpatizzo per Lewis) ti direi questo: lasciale perdere le voci di corridoio che poi portano dritti nel cesso gli stronzi che le hanno messe in circolo. Lascia perdere chi dice che «sei il peggior pilota nella storia della Ferrari» (quando Prost è arrivato in Ferrari aveva meno titoli di te e qualche anno in più). Lascia perdere le lingue fredde e crudeli che parlano di poca lucidità e che ti accusano di azzardare troppo.
Io, che non sono un tuo tifoso, ti dico: mi piaci così. Mi è piaciuto Hamilton a Monza, e mi sei piaciuto tu allo stesso identico modo. E non comprendo come un tuo tifoso (o un tifoso ferrarista) non riesca a comprendere quanto sei prezioso, sensibile, coraggioso e passionale. Tu non sei Michael Schumacher, lui a volte il piede dal pedale lo alzava. Tu sei Sebastian Vettel, e anche a costo di rovinare la tua gara e buttare all’aria un altro mondiale, resisti, sempre: perché vuoi essere il numero uno.
La Formula 1 è servita, gente.
La Formula 1 dei superuomini preconizzati da Nietzsche e sognati da Gabriele D’Annunzio. Eccoli a voi, nel mondiale più esaltante degli ultimi trent’anni, specie per il livello raggiunto da certi fuoriclasse. Come a dire che al meglio non c’è limite, a volte.