Piloti
Kimi Raikkonen
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7 | Kimi Raikkonen - #7 | 1:15.330
Austin è andata e Kimi sembra pronto per tornare nei ranghi, quelli rispettosi e un po’ effimeri del pilota che lavora per sé, che se la cavicchia e porta una macchina (buona, qui in Messico) in una posizione discreta e nulla più. Sesta piazza. Certo, la qualifica non è mai stato il punto forte di Raikkonen, salvo qualche esperienza mistica in McLaren. Ma il campionato costruttori è ancora in ballo e Maranello si aspetta da Iceman un tocco audace, un colpo eccellente, una mossa vincente in questa gara. Rivali? Bottas, per ora. Intanto lì davanti fanno finta di aver dimenticato Austin e l’eccellenza di Kimi. Iceman gli rinfrescherà la memoria o si accontenterà del minimo sindacale? Stazionario.
Valtteri Bottas
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7 | Valtteri Bottas - #77 | 1:15.160
Quando si tratta di lottare per il titolo, al di là del ruolo personale nella faccenda, Valtteri c’è e mostra i denti. Ora che il mondiale tra Hamilton e Vettel è diventato una mera questione di numeri, anzi di tempistiche, il secondo pilota Mercedes si è ammosciato, si è spento in un grigiore che poco ha dell’argento brillante che lo ha visto protagonista in alcune gare di questo 2018. In Messico sembra in grado di dire poco; in prospettiva 2019, forse, si sta caricando per partire con un piede diverso, più in stile 2017, tanto da far tremare (o quasi) le gerarchie a Stoccarda. Sognare non costa nulla. Certo è che questa quinta posizione, sebbene non sia poi così male, segnala un lieve ritardo tedesco rispetto alla controparte austriaca. Grigio.
Sebastian Vettel
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8 | Sebastian Vettel - #5 | 1:14.970
La stampa parla di problemi personali determinanti in chiave-titolo. La Ferrari sostiene il suo pilota di punta in ottica 2019, uno che con quattro titoli in tasca non ha, a prescindere, bisogno di presentazioni. Sebastian non se la ride come Lewis, anzi, porta di fronte alla telecamere, dopo le qualifiche, una faccia incazzata degna di nota. Certo, è dietro a Lewis e questo non può fargli piacere, da qualunque ottica si guardi la cosa. Ma è lì, e già in quel di Austin ha dimostrato che in gara è tutt’altra faccenda, che il ritmo c’è e che, soprattutto, lui è lì, pronto a tirar fuori tempi da capogiro. Perché non si vince per caso e non si arriva nemmeno a un passo dal titolo. E qualche spunto per soddisfazioni conclusive c’è, eccome se c’è. Teso.
Lewis Hamilton
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8,5 | Lewis Hamilton - #44 | 1:14.894
A Lewis basta poco, dannatamente poco per laurearsi per la quinta volta campione del mondo di Formula 1 qui in Messico. Una settima posizione in gara, in teoria: roba di poco conto, se si pensa all’aggressività impiegata fino all’esaurimento nervoso nell’ultimo appuntamento in Texas. Ancora poco, se si valuta la terza posizione ottenuta in qualifica. Un obiettivo intrigante se si prende in considerazione la presenza, lì davanti, di due Red Bull inferocite e affamate, e a fianco, in quarta piazza, di un Vettel più indiavolato che mai. Dai, Lewis, il quinto titolo è vicino, e tu te la ridi perché sei davanti alle rosse. Manca poco. Controllati. Sereno.
Max Verstappen
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9 | Max Verstappen - #33 | 1:14.785
Un week-end da dominatore. Un campionato che lo ha incoronato come il talento numero uno, quello indiscusso, quello che ricorda i grandi del passato. Un finale di stagione che lo ha visto protagonista di duelli all’ultima curva con Hamilton e Vettel senza alcun timore reverenziale, nonostante un mezzo che, al di là di ogni ragionevole dubbio, resta leggermente inferiore alla concorrenza. Tranne qui in Messico, e tranne al sabato in cui tutti si aspettano la sua pole. Seconda piazza, dietro a Ricciardo: la beffa delle beffe e un broncio da bambino delle elementari che deve assaporare l’amaro di avere (ancora per poco) un compagno come l’australiano. Imbronciato.
Daniel Ricciardo
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10 | Daniel Ricciardo - #3 | 1:14.759
Tra slogan pro-Verstappen (legittimi se parliamo di velocità e talento) e sabotaggi in casa Red Bull (anche solo psicologici, emotivi, familiari; questi decisamente meno legittimi) il caro Daniel ne esce a sorpresa con una pole position bestiale, da spaccare il cruscotto, da bere in anticipo lo champagne dalla sua vecchia scarpa, così, per sfregio. Una pole da sfregio, infatti, per ricordare al caro Helmut Marko che, fino a prova contraria, il più veloce, quello dalle staccate alla Villeneuve, è lui e non il giovane Max. E lui se la ride. Irridente.
Team
Scuderia Ferrari
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8 | Ferrari
Il trionfo in Texas sembrava aver risollevato le sorti di una Ferrari in apparenza relegata a seconda forza stabile (o addirittura terza) di questo mondiale. In Messico sembra esserci poco da fare contro una RBR in gran spolvero, e il risultato del confronto con la Mercedes è in linea con quello di un’annata tiratissima, caratterizzata da una sfida tesissima, intrappolata nell’agonismo personale, umano, atavico tra Vettel e Hamilton. Se parliamo di ritmo e di strategie, a Maranello sembrano essersi svegliati. Le possibilità di agguantare il titolo dei costruttori ci sono e animeranno senza dubbio queste ultime gare. Ma non tocca sbagliare una virgola. Osservata.
Mercedes AMG Petronas F1 Team
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9 | Mercedes
Mozzi forati sì, mozzi forati no. Non si sa, non si vuol sapere. Quel che è certo è il sorriso di Hamilton dopo le qualifiche; perché stare davanti alla Ferrari, a prescindere da tutto, è l’obiettivo Mercedes in quest’annata turbolenta, piena di polemiche e di duelli all’ultima regola. In gara resta l’incognita del consumo Pirelli: un piccolo problema che ha già afflitto Lewis e che potrebbe regalare qualche sorpresa. La macchina è competitiva, Hamilton se la ride e questo pare già più che sufficiente. Beata.
Aston Martin Red Bull Racing
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10 | Red Bull
Una promessa non mantenuta da anni, un motore Renault criticato e criticato ancora, pronto per la sostituzione con un promettente ma ancora indefinibile Honda. Una sostituzione (dolorosa), quella di Ricciardo. Un Verstappen scalpitante e una macchina che, indubbiamente, è in crescita. Sì, fin qui ci siamo. E un 10 pieno per questa prima fila indiscussa, indiscutibile e mai in discussione, la Red Bull se lo merita tutto. La lode, no, quella se la sarebbe meritata solo se avesse puntato sul buon Daniel anche per il 2019, in un abbinamento mostruoso con Max. Si perde qualche colpo in ottica 2019 e si ripetono promesse già espresse. Intanto, un trionfo in Messico sembra quantomeno “probabile”. Fortissima.
Claudio Santoro.