In tempo di off-season è bene tenere gli occhi puntati sul 2020 ormai neanche troppo lontano. Tra le sue novità ci riserverà il debutto nelle open wheel di Juju Noda. Forse avete letto il suo nome, d'altronde la sua storia non è passata inosservata; forse lo leggerete nel prossimo futuro e, per la particolarità del suo background, il rischio di paragoni non troppo pertinenti è elevato.
G
iusto per gioco, può darsi che ricordiate il cognome Noda, reminiscenza di vecchissimi gran premi. Hideki, padre di Juju, ha gareggiato brevemente in Formula 1 a metà degli anni '90, prendendo parte con poco successo a tre gran premi con la Larrousse. La sua carriera nella massima serie è stata stroncata, anche a seguito di un devastante terremoto avvenuto a Kobe nel 1995, da sponsor nipponici che avrebbero dovuto finanziare il proseguimento della sua carriera e proprio la Simtek, finita poi in bancarotta.
Dopo una parentesi negli Stati Uniti (una sola vittoria in Indylights, una sola top-ten in Champ Car), Noda è tornato in Giappone ed è rimasto nel mondo del motorsport, anche se non come pilota. Fondatore della Noda Racing School, ha trovato il proprio posto nel mondo dei motori a livello imprenditoriale. In questo contesto sua figlia Juju, kartista classe 2006, si è messa in luce, finendo sotto i riflettori e facendosi conoscere nel mondo.
Dopo una parentesi negli Stati Uniti (una sola vittoria in Indylights, una sola top-ten in Champ Car), Noda è tornato in Giappone ed è rimasto nel mondo del motorsport, anche se non come pilota. Fondatore della Noda Racing School, ha trovato il proprio posto nel mondo dei motori a livello imprenditoriale. In questo contesto sua figlia Juju, kartista classe 2006, si è messa in luce, finendo sotto i riflettori e facendosi conoscere nel mondo.
Guarda anche...
Fin dal primo momento ha fatto discutere, sia nel bene sia nel male, perché se tuo padre possiede una squadra non ti è difficile ottenere un test privato su una Formula 4. Però, se alla prima esperienza giri sugli stessi tempi dei piloti titolari, inizi a fare notizia. Specie se hai undici anni: era il 2017 quando Juju guidava per la prima volta una monoposto, sul circuito di Okayama (in passato noto come Tanaka International Aida, sede del GP del Pacifico negli anni '90).
Lo step successivo è stato testare una Formula 3 nel 2018, il tutto rigorosamente in test privati, in quanto l'età minima per essere pilota di Formula 4 in Giappone è quindici anni. A febbraio 2020 ne compirà quattordici, età tuttora insufficiente per disputare il campionato giapponese. Non tutti i campionati di F4, tuttavia, hanno lo stesso limite di età, e quattordici anni sono sufficienti per esordire nella F4 danese.
Debutto precoce, figlia di un ex pilota che sembra avere devoluto i propri sforzi a farla diventare più importante di quanto sia stato lui stesso come pilota... Facile fare due più due e associare il nome della Noda a quello di Max Verstappen. Curiosamente i loro padri sarebbero diventati compagni di squadra, nel 1995, se la Simtek non fosse fallita. Due più due, però, non fa sempre quattro e tra i due ci sono più differenze che similitudini.
Lo step successivo è stato testare una Formula 3 nel 2018, il tutto rigorosamente in test privati, in quanto l'età minima per essere pilota di Formula 4 in Giappone è quindici anni. A febbraio 2020 ne compirà quattordici, età tuttora insufficiente per disputare il campionato giapponese. Non tutti i campionati di F4, tuttavia, hanno lo stesso limite di età, e quattordici anni sono sufficienti per esordire nella F4 danese.
Debutto precoce, figlia di un ex pilota che sembra avere devoluto i propri sforzi a farla diventare più importante di quanto sia stato lui stesso come pilota... Facile fare due più due e associare il nome della Noda a quello di Max Verstappen. Curiosamente i loro padri sarebbero diventati compagni di squadra, nel 1995, se la Simtek non fosse fallita. Due più due, però, non fa sempre quattro e tra i due ci sono più differenze che similitudini.
Mad Max è stato un pilota precoce, questo non lo si può negare. Già pronto per la Formula 1 dopo la Toyota Series e la Formula 3 Europea, pilota più giovane di sempre a fare il proprio esordio ufficiale nella massima serie, in realtà è "diventato" precoce soltanto in un secondo momento: aveva infatti già compiuto sedici anni al momento in cui ha effettuato il primo test su una monoposto.
Il caso di Juju Noda è indubbiamente diverso: ha iniziato a bruciare tappe già durante gli ultimi anni della sua infanzia, mentre non sappiamo ancora se il futuro le riserverà l'ambita gloria, se si rivelerà competitiva e, addirittura, se crescendo vorrà continuare a dedicarsi ai motori oppure se prenderà un'altra strada, tutte alternative al momento non da escludere.
Il percorso di Juju Noda è ancora tutto in ascesa, ma sognare è bello. Finché i fatti non ci daranno contro, possiamo immaginarcela tra qualche anno, magari al volante di una Formula 1, magari al contempo la prima vincente sia tra le donne sia tra i giapponesi. Per ora, ha già fatto un grande passo: non è Juju ad essere nota come "figlia di Hideki", è piuttosto Hideki ad essere conosciuto come "padre di Juju". Niente male, per una tredicenne.
Milly Sunshine.
Follow @redf1gp
Il caso di Juju Noda è indubbiamente diverso: ha iniziato a bruciare tappe già durante gli ultimi anni della sua infanzia, mentre non sappiamo ancora se il futuro le riserverà l'ambita gloria, se si rivelerà competitiva e, addirittura, se crescendo vorrà continuare a dedicarsi ai motori oppure se prenderà un'altra strada, tutte alternative al momento non da escludere.
Il percorso di Juju Noda è ancora tutto in ascesa, ma sognare è bello. Finché i fatti non ci daranno contro, possiamo immaginarcela tra qualche anno, magari al volante di una Formula 1, magari al contempo la prima vincente sia tra le donne sia tra i giapponesi. Per ora, ha già fatto un grande passo: non è Juju ad essere nota come "figlia di Hideki", è piuttosto Hideki ad essere conosciuto come "padre di Juju". Niente male, per una tredicenne.
Milly Sunshine.
Follow @redf1gp