I panni sporchi si lavano in famiglia, non in mondovisione. Un difetto della Ferrari, non nuovo, da correggere, da eliminare totalmente. Come accaduto in questo GP di Russia dove l'esercito di fanboy ha potuto godere di uno spettacolo da candid camera grazie alle intense conversazioni tra piloti e muretto, mentre la Mercedes aspettava l'occasione per i soliti fatti suoi.
U
na domenica a tinte grigie, in tutti i sensi: il grigio inteso come livrea della Mercedes, dominatrice alla fine di un GP di Russia concluso con un uno-due Hamilton-Bottas insperato fino al sabato. Grigio come l'umore dei due piloti #5 e #16, dell'intero box Ferrari, per delle strane ombre che minacciano tempesta.
Sì, perché la Ferrari a stare serena proprio non ce la fa: pole al sabato, miglior passo gara quando a fare il ritmo nel primo stint di questa Sochi, SF90 al livello se non superiore alla concorrenza. Ma, succede sempre qualcosa che fa storcere il naso, anche fra i non addetti ai lavori in quel di Maranello, per un alone di sospetto ormai non proprio inodore.
Sappiamo bene com'è andata ieri: Sebastian Vettel parte, succhia la scia di Charles Leclerc, passa in testa, non cede la posizione, rinnegando il repentino swap per la minaccia onnipresente di nome Lewis, fino al pit stop e al successivo ritiro. È abbastanza per scatenare giornalisti, tifosi, tutti. Anche per le spiate conversazioni, specialmente del monegasco.
Sì, perché la Ferrari a stare serena proprio non ce la fa: pole al sabato, miglior passo gara quando a fare il ritmo nel primo stint di questa Sochi, SF90 al livello se non superiore alla concorrenza. Ma, succede sempre qualcosa che fa storcere il naso, anche fra i non addetti ai lavori in quel di Maranello, per un alone di sospetto ormai non proprio inodore.
Sappiamo bene com'è andata ieri: Sebastian Vettel parte, succhia la scia di Charles Leclerc, passa in testa, non cede la posizione, rinnegando il repentino swap per la minaccia onnipresente di nome Lewis, fino al pit stop e al successivo ritiro. È abbastanza per scatenare giornalisti, tifosi, tutti. Anche per le spiate conversazioni, specialmente del monegasco.
La nostra sensazione? Che Seb non voglia cedere lo scettro di prima guida, e come dargli torto, mentre Charles sta un po' approfittando di tifoseria (una miriade di fanboy) e stampa favorevoli. Roba da non sottovalutare, per certe esigenze esagerate da prima pagina, e non, che fanno parte di varie "partite" di una natura più materiale.
A rimetterci è sempre la Ferrari, incapace di godere dei momenti migliori, di assestare un altro gancio da K.O. alla rivale che sta cannibalizzando questa era ibrida della F1. In un momento di relativo rilancio in una stagione che sarà ugualmente tinta del grigio di Stoccarda, a meno di catastrofi innaturali.
E la Mercedes, appunto, vince, senza attriti, senza problemi, con una macchina comunque perfetta, guidata da due piloti che conoscono esattamente i loro ruoli. Nonostante il buon Toto che ai microfoni continua a raccontare la storiella delle due punte d'argento, di un Bottas in lotta per il mondiale, da gestire nella faida interna contro Hamilton.
A Binotto l'arduo compito di sedare una situazione incandescente, con un 2020 alle porte tutto da costruire, dove i piloti dovranno collaborare per il bene della ragion di stato. Dare il meglio delle proprie possibilità, senza menate radiofoniche, buone soltanto a bruciare gomme, decimi, strategie, a perdere di vista gli avversari.
Christian Caramia.
Follow @redf1gp
A rimetterci è sempre la Ferrari, incapace di godere dei momenti migliori, di assestare un altro gancio da K.O. alla rivale che sta cannibalizzando questa era ibrida della F1. In un momento di relativo rilancio in una stagione che sarà ugualmente tinta del grigio di Stoccarda, a meno di catastrofi innaturali.
E la Mercedes, appunto, vince, senza attriti, senza problemi, con una macchina comunque perfetta, guidata da due piloti che conoscono esattamente i loro ruoli. Nonostante il buon Toto che ai microfoni continua a raccontare la storiella delle due punte d'argento, di un Bottas in lotta per il mondiale, da gestire nella faida interna contro Hamilton.
A Binotto l'arduo compito di sedare una situazione incandescente, con un 2020 alle porte tutto da costruire, dove i piloti dovranno collaborare per il bene della ragion di stato. Dare il meglio delle proprie possibilità, senza menate radiofoniche, buone soltanto a bruciare gomme, decimi, strategie, a perdere di vista gli avversari.
Christian Caramia.
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