Anche a Città del Messico la F1 ritrova la sua regina, quella Mercedes che col cannibalismo ha costruito un impero lungo e prospero. Nonostante il quasi perenne attacco delle sue più agguerrite e possenti avversarie, quella Ferrari sempre, seppur a fatica sulle sue orme. Quella Red Bull anch'essa ancora immatura per competere ad armi pari, per tornare ai fasti di un tempo non lontano.
S
toccarda non sbaglia a quota duemila metri circa, lì dove sorge lo storico circuito messicano. Travestita per El Día de Muertos, nella piena tradizione della celebrazione tipica del popolo messicano. La maschera è di quelle classiche per la ricorrenza, da teschio inghirlandato, dal sorriso beffardo, pur sempre con tutti i denti al proprio posto.
Fauci tutt'altro che innocue, pronte ad azzannare alla minima incertezza, errore di Ferrari & Co.. Si, perché è questa da tempo la scissione agonistica caratterizzante la F1 da sei anni a questa parte, quella da Mercedes contro tutto e tutti, dentro e fuori la pista, una famosa storia che non accenna a trovare la sua parole fine.
Per l'ennesima alba da morta vivente, dal principio di settembre, il momento più critico dei grigi d'annata, tramortiti dalla velocità della SF90, dopo la sedazione dell'altra rivale, la blue di Milton Keynes, attuata a Budapest, su uno dei terreni di caccia preferiti della creatura del genio Adrian Newey, sublimata dall'olandese volante.
Fauci tutt'altro che innocue, pronte ad azzannare alla minima incertezza, errore di Ferrari & Co.. Si, perché è questa da tempo la scissione agonistica caratterizzante la F1 da sei anni a questa parte, quella da Mercedes contro tutto e tutti, dentro e fuori la pista, una famosa storia che non accenna a trovare la sua parole fine.
Per l'ennesima alba da morta vivente, dal principio di settembre, il momento più critico dei grigi d'annata, tramortiti dalla velocità della SF90, dopo la sedazione dell'altra rivale, la blue di Milton Keynes, attuata a Budapest, su uno dei terreni di caccia preferiti della creatura del genio Adrian Newey, sublimata dall'olandese volante.
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Max Verstappen, caduto nell'inganno involontario originato da Valtteri Bottas schiantatosi sulle barriere di quello che rimane della Peraltada. Fregato da una fame bulimica di affermazione causata da una seconda parte di stagione minata da intoppi, sviste, noie affidabilistiche Honda. Da un desiderio di riscatto sulla sua pista.
Tanto per opporre lo splendore della sua stella oscurata da quella del suo rivale di sempre, quel Charles Leclerc monopolizzatore di pole, il buttafuori all'imbocco dello snake di Suzuka della sua vettura #33. L'altro ventiduenne terribile fiondatosi sulla scena del Circus per affermare che il nuovo che avanza è arrivato. Tranne che in questa Città del Messico.
Roba da corredo, all'occorrenza utile a suggellare la grandezza del Re Nero, della sua scuderia, abili nel concedere teschi di zucchero, rivelatisi velenosi e mortali alla domenica a partire dalla Russia. Il trionfo del grigio, quell'incolore, micidiale monocromia illusionista che confonde tra trasparenze, invisibilità e buio pesto.
Sfere maligne da successo incondizionato, inafferrabile per gli outsider ribelli, tenuti in vita a piacimento, colpiti a tradimento nel momento clou, nei round buoni per il cammino iridato. Grazie alla cinica sensibilità Mercedes nello sfruttamento delle enormi risorse a disposizione, compresa quella più preziosa. Lewis Hamilton.
Gianluca Langella.
Follow @redf1gp
Tanto per opporre lo splendore della sua stella oscurata da quella del suo rivale di sempre, quel Charles Leclerc monopolizzatore di pole, il buttafuori all'imbocco dello snake di Suzuka della sua vettura #33. L'altro ventiduenne terribile fiondatosi sulla scena del Circus per affermare che il nuovo che avanza è arrivato. Tranne che in questa Città del Messico.
Roba da corredo, all'occorrenza utile a suggellare la grandezza del Re Nero, della sua scuderia, abili nel concedere teschi di zucchero, rivelatisi velenosi e mortali alla domenica a partire dalla Russia. Il trionfo del grigio, quell'incolore, micidiale monocromia illusionista che confonde tra trasparenze, invisibilità e buio pesto.
Sfere maligne da successo incondizionato, inafferrabile per gli outsider ribelli, tenuti in vita a piacimento, colpiti a tradimento nel momento clou, nei round buoni per il cammino iridato. Grazie alla cinica sensibilità Mercedes nello sfruttamento delle enormi risorse a disposizione, compresa quella più preziosa. Lewis Hamilton.
Gianluca Langella.
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