Il conto alla rovescia per l’inizio della stagione 2020 è iniziato al lancio dei fuochi d’artificio che ad Abu Dhabi hanno constatato l’invincibilità di Hamilton e della Mercedes. Già si attende, si spera, si sogna, si lavora. Ma al di là delle promesse e delle aspettative, un’ombra minacciosa si erge sul futuro più prossimo della F1. Il 2020 rischia di essere l’anno mancante, quello dimenticato per far posto al più ingombrante e rivoluzionario 2021.
La stagione a venire inizia ad assumere un sapore strano. Potrebbe diventare una di quelle annate che ricorderemo per decenni. Non sappiamo ancora chi lotterà contro chi; se la Mercedes sarà, ancora una volta, in grado di dominare i suoi avversari o se, al contrario, Ferrari e Red Bull faranno sentire la loro forza e metteranno finalmente in mostra, oltre alla bravura dei loro piloti, anche una sana dose di “talento tecnico”.
Una cosa, però, la sappiamo: il 2020 sarà il tramonto di un’era iniziata nel 2014 che, sebbene “colpita” da un cambio regolamentare non di poco conto – quello del 2017 – ha raccontato una storia ben definita, inedita per la F1 moderna: quella del duello fra il Cavallino Rampante e le Frecce d’Argento. In più, si è aggiunta alla sfida una terza incomoda di lusso, quella Red Bull dominatrice del quadriennio precedente.
Con queste basi, anche tenendo in considerazione possibili stravolgimenti di mercato in prospettiva 2021 – ci si esalta su una probabile tentazione reciproca che vede protagonisti Hamilton e la Ferrari, si spettegola a non finire su un possibile addio al circus di Sebastian Vettel e alcuni sognano un ritorno di Alonso in un top team – la prossima stagione assume sempre più i contorni di una resa dei conti, di un finale d’epoca.
Esiste però un rischio, uno di quei rischi di sicuro “calcolati” dai team: un colossale accanimento – del tutto lecito, se non addirittura indispensabile – nello sviluppo delle vetture che affronteranno la nuova rivoluzione regolamentare prevista nel 2021, con la conseguenza di un possibile e per molti temuto “congelamento” dei valori in campo attuali. Chi oserà concentrarsi su una stagione 2020 che, dal punto di vista tecnico, è destinata a essere un vicolo cieco?
Ai tifosi, uomini e donne bisognosi di essere sorpresi da una F1 da molti data per “malata”, resta un unico appiglio, una speranza: che il desiderio di raccogliere ciò che è rimasto sul piatto della partita sia feroce, un’insostenibile tentazione in grado di sovvertire i piani della ragione in nome di quella gloria che nello sport ha un peso del tutto particolare e che, proprio di fronte a quella che può essere definita la fine di un’epoca, raccoglie in sé valori, sentimenti e desideri di rara potenza.
Una cosa, però, la sappiamo: il 2020 sarà il tramonto di un’era iniziata nel 2014 che, sebbene “colpita” da un cambio regolamentare non di poco conto – quello del 2017 – ha raccontato una storia ben definita, inedita per la F1 moderna: quella del duello fra il Cavallino Rampante e le Frecce d’Argento. In più, si è aggiunta alla sfida una terza incomoda di lusso, quella Red Bull dominatrice del quadriennio precedente.
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