Quando novembre si avvicina alla fine e dicembre è alle porte, un dramma si abbatte su noi appassionati di Formula 1: il campionato finisce. Come sopravvivere fino a marzo? Non ci resta che fare senza, oppure consolarci con quel poco che ci resta. Per fortuna non tutto finisce, ma c'è anche qualcosa che inizia: è il campionato di Formula E, secondo alcuni il futuro, secondo altri il male, nella realtà dei fatti un campionato a sé stante e non un'alternativa.
La prima monoposto elettrica nacque nel 2010 da un progetto francese, quando ai comuni mortali importava ancora poco delle monoposto elettriche. Doveva disputare un campionato chiamato Formulec World Series, previsto per il 2012. Il prototipo, chiamato Formulec EF01, era equiparabile a una Formula 3 e il telaio era realizzato a partire da quello di una Formula 1, nello specifico una nostra vecchia conoscenza, la Brawn GP che aveva vinto il mondiale 2009.
Al primo test, effettuato da Jules Bianchi nel settembre 2010, ne seguì un altro con al volante Alexandre Premat, che in seguito divenne uno dei development driver del progetto. La Formulec World Series non si concretizzò e alcune demo effettuate nel 2011 non ebbero seguito. Formulec fu uno dei costruttori presi in considerazione per la realizzazione delle vetture del campionato di Formula E, ma fu scartato.
Non fu scartata, tuttavia, l'idea che stava alla base della Formulec World Series: organizzare un campionato che prevedesse all'incirca dieci appuntamenti stagionali, gareggiando all'interno delle città, nel maggior numero possibile di continenti, portando il motorsport anche nei paesi in cui, tradizionalmente, non sapevano nemmeno dove l'automobilismo stesse di casa. La Formula E divenne, appunto, tutto questo, ma senza essere considerata una "serie minore".
Accolta con un certo scetticismo - dopotutto il format è molto diverso a quello di una certa abitudine, in più c'era il problema, secondo molti fan insormontabile, dei motori poco rumorosi - fin dalla stagione 2014/15 la Formula E ebbe un buon seguito tra spettatori presenti agli eventi e interessati nel seguire il campionato tramite canali televisivi e social, un potenziale pubblico destinato ad incrementare nel corso degli anni.
In un primo momento la strategia promozionale scelta fu mettere in primo piano la presenza, al via del campionato, di numerosi piloti passati negli anni precedenti per la Formula 1, scelta a poco a poco accantonata, ma che tende ad essere tuttora sfruttata dai media (basti pensare alla rilevanza che le telecronache italiane di FE danno a Felipe Massa che, in qualità di ex ferrarista lungamente attivo in F1 è il pilota più conosciuto dal tifoso mainstream).
Se questo aspetto continua a contribuire, almeno in parte, a portare avanti lo stereotipo del campionato riservato a "scarti" della Formula 1 o "vecchi fossili" (che non sempre corrisponde a realtà), pare restare la strategia di marketing più efficace rispetto a quella contemporanea, molto orientata sul green, che avrebbe verosimilmente l'obiettivo, decisamente meno realizzabile, di attirare un pubblico di ecologisti non appassionati di motori.
Il pubblico della Formula E rimane in grandissima parte composto dai vecchi telespettatori di altre serie motoristiche che, al fianco di Formula 1 o altro, hanno iniziato a curiosare su queste monoposto elettriche. Questa dovrebbe essere la dimostrazione che il dualismo, spesso ingigantito sia dai media sia occasionalmente dagli stessi piloti o dagli addetti ai lavori (con commenti che demoliscono rigorosamente la serie di cui non fanno parte), sia più astratto di quanto sembra.
A mio parere, non è necessario vedere come contrapposte due categorie che, in realtà, non lo sono. Se non c'è niente di male nell'appassionarsi alla Formula 1 o alla Indycar, nulla vieta la Formula E, specie considerando che proprio quest'ultima categoria ci terrà compagnia, almeno occasionalmente, anche in quei mesi di pausa invernale che sembrano durare tanto quanto secoli bui.
Al primo test, effettuato da Jules Bianchi nel settembre 2010, ne seguì un altro con al volante Alexandre Premat, che in seguito divenne uno dei development driver del progetto. La Formulec World Series non si concretizzò e alcune demo effettuate nel 2011 non ebbero seguito. Formulec fu uno dei costruttori presi in considerazione per la realizzazione delle vetture del campionato di Formula E, ma fu scartato.
Non fu scartata, tuttavia, l'idea che stava alla base della Formulec World Series: organizzare un campionato che prevedesse all'incirca dieci appuntamenti stagionali, gareggiando all'interno delle città, nel maggior numero possibile di continenti, portando il motorsport anche nei paesi in cui, tradizionalmente, non sapevano nemmeno dove l'automobilismo stesse di casa. La Formula E divenne, appunto, tutto questo, ma senza essere considerata una "serie minore".
Accolta con un certo scetticismo - dopotutto il format è molto diverso a quello di una certa abitudine, in più c'era il problema, secondo molti fan insormontabile, dei motori poco rumorosi - fin dalla stagione 2014/15 la Formula E ebbe un buon seguito tra spettatori presenti agli eventi e interessati nel seguire il campionato tramite canali televisivi e social, un potenziale pubblico destinato ad incrementare nel corso degli anni.
In un primo momento la strategia promozionale scelta fu mettere in primo piano la presenza, al via del campionato, di numerosi piloti passati negli anni precedenti per la Formula 1, scelta a poco a poco accantonata, ma che tende ad essere tuttora sfruttata dai media (basti pensare alla rilevanza che le telecronache italiane di FE danno a Felipe Massa che, in qualità di ex ferrarista lungamente attivo in F1 è il pilota più conosciuto dal tifoso mainstream).
Se questo aspetto continua a contribuire, almeno in parte, a portare avanti lo stereotipo del campionato riservato a "scarti" della Formula 1 o "vecchi fossili" (che non sempre corrisponde a realtà), pare restare la strategia di marketing più efficace rispetto a quella contemporanea, molto orientata sul green, che avrebbe verosimilmente l'obiettivo, decisamente meno realizzabile, di attirare un pubblico di ecologisti non appassionati di motori.
Il pubblico della Formula E rimane in grandissima parte composto dai vecchi telespettatori di altre serie motoristiche che, al fianco di Formula 1 o altro, hanno iniziato a curiosare su queste monoposto elettriche. Questa dovrebbe essere la dimostrazione che il dualismo, spesso ingigantito sia dai media sia occasionalmente dagli stessi piloti o dagli addetti ai lavori (con commenti che demoliscono rigorosamente la serie di cui non fanno parte), sia più astratto di quanto sembra.
A mio parere, non è necessario vedere come contrapposte due categorie che, in realtà, non lo sono. Se non c'è niente di male nell'appassionarsi alla Formula 1 o alla Indycar, nulla vieta la Formula E, specie considerando che proprio quest'ultima categoria ci terrà compagnia, almeno occasionalmente, anche in quei mesi di pausa invernale che sembrano durare tanto quanto secoli bui.