Monza. Con settembre arriva il GP d'Italia, arriva il sogno di vedere la Ferrari imporsi davanti al pubblico di casa sua e, anche senza spalti gremiti, il sogno resta intatto, sebbene la Rossa versione 2020 non lotta almeno per il secondo posto, ma per accaparrarsi qualche misero punto. Impossibile sentire l'inno italiano sul podio... eppure il tempio della velocità ama sorridere alle scuderie italiane, e la rinominata Alpha Tauri di Pierre Gasly vive ancora lì a Faenza, e corre ancora in F1.
Piccola consolazione in ottica tifosi ferraristi, per qualcun altro quella di questo fine settimana è stata ben più di un semplice contentino: una vittoria dei poveri, il ritorno di un outsider sul gradino più alto del podio, in una top-3 fatta tutta di outsider, tutti desiderosi di mostrare al grande pubblico e agli addetti ai lavori di essere più di quanto considerati, di non meritare di essere snobbati a vario titolo. Più che tempio della velocità, Monza è il tempio delle favole.
Anno 2008: piove, la Toro Rosso di Faenza è nelle mani di un ragazzino e di un campione di Indycar. Il ragazzino strappa la pole position a sorpresa, davanti a un "Woodman" d'altri tempi. Anno 2020: splende il sole, la Mercedes conquista la prima fila al gran completo, con Hamilton davanti a tutti per la 94esima volta in carriera e in viaggio verso la 90esima vittoria, proprio laddove anche Schumacher fece novanta. Incredibile a dirsi, due situazioni così simili nella diversità sulla stessa pista hanno portato alla vittoria del "solito" team.
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Dodici anni fa Vettel si imponeva davanti a tutti, complice un primo stint perfetto, nel quale disperse Heikki Kovalainen, quell'altro al volante della McLaren, partito un po' meno leggero di carburante con a disposizione qualche giro in più per spingere prima del rifornimento e tentare un overcut all'insolente Toro Rosso. Strategia vana, quel tedesco proseguì spedito verso la sua prima vittoria in carriera, all'età di 21 anni, ai tempi un record, regolando il delusissimo secondo pilota di Woking e un Kubica sopraffino.
Un podio in cui la gloria di pochi andava a costituire il disonore altrui, di quel finlandese giunto secondo, battuto da una sorta di sconosciuto, proprio quando un certo suo compagno di squadra rimase relegato nella settima posizione. Una fiaba a lieto fine per Sebastian e per la Toro Rosso, un incubo a occhi aperti per quel biondo ragazzo nato a ridosso del circolo polare artico. Le gerarchie non troppo definite e i top team non troppo "top" nel confronto con la concorrenza rendevano possibili anche podi variegati.
Queste parole non vogliono sminuire il grandioso risultato ottenuto allora dall'ex Minardi, anzi, vogliono affermare quanto quella prestazione sia stata frutto di un'eccellente lavoro del team, nonché sublime performance da parte della vettura e del suo pilota, in un contesto in cui era possibile sognare di vincere con una monoposto che, in casi standard, difficilmente valeva un quinto posto. Il 2020, tuttavia, non è il 2008, un simile scenario al giorno d'oggi doveva restare impossibile.
Un podio in cui la gloria di pochi andava a costituire il disonore altrui, di quel finlandese giunto secondo, battuto da una sorta di sconosciuto, proprio quando un certo suo compagno di squadra rimase relegato nella settima posizione. Una fiaba a lieto fine per Sebastian e per la Toro Rosso, un incubo a occhi aperti per quel biondo ragazzo nato a ridosso del circolo polare artico. Le gerarchie non troppo definite e i top team non troppo "top" nel confronto con la concorrenza rendevano possibili anche podi variegati.
Queste parole non vogliono sminuire il grandioso risultato ottenuto allora dall'ex Minardi, anzi, vogliono affermare quanto quella prestazione sia stata frutto di un'eccellente lavoro del team, nonché sublime performance da parte della vettura e del suo pilota, in un contesto in cui era possibile sognare di vincere con una monoposto che, in casi standard, difficilmente valeva un quinto posto. Il 2020, tuttavia, non è il 2008, un simile scenario al giorno d'oggi doveva restare impossibile.
Questione del caso o del fato. Gasly partiva decimo, una onesta top-ten, il portare a casa un po' di punti l'aspirazione massima che valeva una vittoria. Mentre davanti tutto si doveva decidere tra le Mercedes e le Red Bull, o per meglio dire la Red Bull. Non è andata così: prima Bottas al rallenty, poi la bandiera rossa, poi Hamilton penalizzato, a seguire Verstappen ritirato senza mai essere stato davvero in gara, poi Albon disperso. In tutto ciò l'ex pilota di Milton Keynes, declassato in Alpha Tauri, si trova a condurre, seguito da Sainz e da Stroll.
Un pilotino all'ultima spiaggia solo un anno fa, pronto ad andare a vincere davanti a quell'altro Carletto ormai tacciato di non essere sorprendente neanche come Norris e di essere destinato a un ruolo di seconda guida in Ferrari, con il podio completato dal ragazzino che per continuare a correre si è fatto comprare un team dal facoltoso papà. Con anche stavolta il pilota finlandese deludente di giornata, lontano da quel podio clamorosamente sancito dalla bandiera a scacchi, dove si respirava magia allo stato puro.
Un pilotino all'ultima spiaggia solo un anno fa, pronto ad andare a vincere davanti a quell'altro Carletto ormai tacciato di non essere sorprendente neanche come Norris e di essere destinato a un ruolo di seconda guida in Ferrari, con il podio completato dal ragazzino che per continuare a correre si è fatto comprare un team dal facoltoso papà. Con anche stavolta il pilota finlandese deludente di giornata, lontano da quel podio clamorosamente sancito dalla bandiera a scacchi, dove si respirava magia allo stato puro.
Il tempio delle favole ci deliziò con l'inno tedesco seguito da quello italiano, note nostalgiche di Schumacher in Ferrari, un po' troppo per una modesta Toro Rosso. Adesso, invece, a fare coppia con il nostro inno la Marsigliese, ed il pensiero va a quell'Alesi purtroppo mai vincitore a Monza, francese meno pretenzioso ma altrettanto pittoresco. Forse a fine carriera rimarrà col suo stesso numero di vittorie, ma questo successo brianzolo resterà il vanto di Gasly, la sua miglior risposta alla faccia di chi non credeva più in lui.