Suzuka. La polemica tra ferraristi e “Versbatten” è aspra, di nuovo. Qualcosa però sta cambiando. Al tramonto di un mondiale amaro per le rosse, un nuovo sole sembra pronto a sorgere. Max non è più il pivello kamikaze di due anni fa. È maturato. E ha più fame che mai. Lo dimostra in pista, dai sabato alle domeniche.
Mentre in casa Horner si respira aria di tradimento e abbandono – il trattamento riservato al buon Ricciardo sta lasciando perplessi un po’ tutti e getta ombre anche sulle gestioni passate di piloti come Kvjat e Vettel – il giovane olandese, pilota centrale di questi ultimi anni, talento incontestabile dotato di una personalità più unica che rara, raccoglie a Suzuka un terzo posto molto, molto saporito.
Una partenza decisa, seguita da un’aggressività nel difendere la posizione che appartiene solo ai più duri, a quelli che “o mi lasci stare o finisci fuori”, roba d’altri tempi, forse (certe manovre di Kevin Magnussen possono ricordare quelle di Max; i risultati del danese, però, ben poco ricordano quelli del leoncino olandese), roba senz’altro diversa da quella a cui ci ha abituati Verstappen nelle stagioni scorse.
Che il figlio di Jos giochi costantemente al limite dei regolamenti è fuori discussione. Contestato lo è, forse lo sarà sempre, specie dai due “padroni” attuali della F1: Hamilton e Vettel. Il tedesco della Ferrari, parliamoci chiaro, aveva poco da perdere in Giappone, per questo ha provato un sorpasso al limite. Risultato? Testacoda, macchina danneggiata, gara da buttare (o quasi) in un mondiale i cui contorni sono iniziati a sfumare prima ancora di Suzuka.
Verstappen è stato scorretto? No, decisamente no. Un paio d’anni fa le sue manovre lo erano, e neppure così di rado. Ma oggi Max è un ragazzo diverso: cinico, ancora, senz’altro sopra le righe, tremendo quando è davanti come quando è dietro. E sbaglia pochissimo.
Lasciamo da parte i risultati raggiunti fin qui in carriera: il record del più giovane vincitore nella storia di questo sport (nella prima gara tecnicamente “utile” per il conseguimento di un simile risultato) parla per lui, certo, ma fino a un certo punto. Le gare più belle Max le ha fatte in rimonta (Sochi 2018), sulla pioggia (Interlagos 2016) o, come in Giappone, tenendo un ritmo elevatissimo, costante, privo di sbavature e tremendamente vicino a quello dell’inarrivabile Mercedes; superiore, a conti fatti, a quello dell’ex inarrivabile Ferrari.
Con la rossa, l’olandese sembra avere qualche conto in sospeso. La sfida con Vettel – fino ad oggi mai valida per un titolo mondiale – si ripete con una frequenza imbarazzante. Ma non solo Sebastian è caduto vittima della ferocia di Max: anche Lewis, proprio a Suzuka, fu obbligato ad andare lungo alla chicane dopo aver tentato – senza successo – un sorpasso ai danni del #33 olandese.
Verstappen è stato scorretto? No, decisamente no. Un paio d’anni fa le sue manovre lo erano, e neppure così di rado. Ma oggi Max è un ragazzo diverso: cinico, ancora, senz’altro sopra le righe, tremendo quando è davanti come quando è dietro. E sbaglia pochissimo.
Lasciamo da parte i risultati raggiunti fin qui in carriera: il record del più giovane vincitore nella storia di questo sport (nella prima gara tecnicamente “utile” per il conseguimento di un simile risultato) parla per lui, certo, ma fino a un certo punto. Le gare più belle Max le ha fatte in rimonta (Sochi 2018), sulla pioggia (Interlagos 2016) o, come in Giappone, tenendo un ritmo elevatissimo, costante, privo di sbavature e tremendamente vicino a quello dell’inarrivabile Mercedes; superiore, a conti fatti, a quello dell’ex inarrivabile Ferrari.
Con la rossa, l’olandese sembra avere qualche conto in sospeso. La sfida con Vettel – fino ad oggi mai valida per un titolo mondiale – si ripete con una frequenza imbarazzante. Ma non solo Sebastian è caduto vittima della ferocia di Max: anche Lewis, proprio a Suzuka, fu obbligato ad andare lungo alla chicane dopo aver tentato – senza successo – un sorpasso ai danni del #33 olandese.
Max non ha paura. E in una recente intervista rilasciata a Stella Bruno per la Rai, a Monza, il giovane diavolo non ha esitato a definire se stesso l’unico vero modello d’ispirazione per la propria carriera. Le leggende del passato? Sono passate, via.
I rivali del presente? Nessuno di preoccupante. Con un paragone blasfemo, potremmo dire che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un pilota di F1 (anche il più forte) riesca a infilare la Red Bull di Verstappen. Un'impresa che pare aver assunto connotati già leggendari, come mai nell'intera storia F1.
I rivali del presente? Nessuno di preoccupante. Con un paragone blasfemo, potremmo dire che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un pilota di F1 (anche il più forte) riesca a infilare la Red Bull di Verstappen. Un'impresa che pare aver assunto connotati già leggendari, come mai nell'intera storia F1.
All’orizzonte ci sono i motori Honda, c’è un team che promette ormai da anni una vettura al livello di Mercedes e Ferrari e che si conferma, anche quest’anno, regina dello sviluppo in corso d’opera. È vero, alla fine è sempre mancato qualcosa. A volte è mancato anche Max. Ma ora che i tempi sembrano maturi – per Verstappen e, forse, anche per i bibitari – il circus potrebbe scoprire un nuovo campione del mondo nel 2019. Uno di quelli che fanno paura: in tutti i sensi.