ORARI TV
SKYSPORTF1HD
Giovedi 20 Maggio

Libere 1 Ore 11:30 - Libere 2 Ore 15:00
Sabato 22 Maggio
Libere 3 Ore 12:00 - Qualifiche Ore 15:00
Domenica 23 Maggio
Gara Ore 15:00

DATI CIRCUITO
umero di giri 78
Lunghezza circuito 3.337 km
Distanza di gara 260.286 km
Giro record 1:14.260
Max Verstappen (2018)
ALBO D'ORO PILOTI
VITTORIE
Schumacher, Hamilton 6
Prost, Mansell, Hakkinen 3
Senna, Räikkönen, Alonso 2
Vettel, Verstappen 1
Button, Rosberg 1

POLE POSITION
Schumacher 7
Hamilton 6
Senna 4
Häkkinen, Räikkönen, Rosberg 2
Mansell, Prost, Alonso 1
ALBO D'ORO COSTRUTTORI
VITTORIE
Ferrari 12
McLaren 8
Williams, Mercedes 7
Lotus 6
Red Bull 3
Renault 1

POLE POSITION
Ferrari 13
Mercedes 9
McLaren 8
Williams 6
Lotus 5
Red Bull 2
Renault 1

“Innominabile evento”
Formula 1 Messico 1988: istinto di sopravvivenza alla noia


messico 1988 gp alain prost mclaren redf1gp| F1 GP Messico 1988, Alain Prost, McLaren Honda - Foto by LatImages |
Quando si parla di anni '80 scatta una molla, per noi appassionati di Formula 1: motori dal sound violento e melodioso, duelli spettacolari, sorpassi senza DRS. Un'epoca di gloria ormai svanita per sempre, che non tornerà più, in cui tutte le gare erano belle e movimentate e non c'era spazio per la nostra nemica giurata: la noia. Ma era sempre così? Oppure, talvolta, anche il "clima" al GP del Messico non era favorevole?


C
ittà del Messico 1988. Uno degli hobby dell'appassionato di motori è il rimpianto indiscriminato per qualsiasi cosa avvenisse nel passato. Basta entrare in un bar mentre qualcuno guarda una gara alla TV e... "La Formula 1 oggi è una noia mortale, era molto meglio quella di dieci, venti, trent'anni fa". La quantificazione del tempo è sempre astratta. Dieci, venti o trent'anni fa, probabilmente, venivano rivolte le stesse critiche al motorsport di quei tempi.

Dei tempi passati rammentiamo con grande ardore tutto ciò che fu spettacolare, come quei gran premi che hanno fatto la storia, mettendo da parte quello che non ci aggrada. Un patrimonio collaterale gettato senza pietà nel dimenticatoio da almeno vent'anni, sull'onta della teoria bizzarra de "è assolutezza ciò che piace, è noia ciò che non piace". Allora è assolutezza quel tempo dove erano bellissime e ricche di colpi di scena tutte le gare, nessuna esclusa. Come il GP del Messico 1988?

Con queste parole non si intende mettere a tacere la corrente di pensiero del "oggi noia, ieri spettacolo", non si intende negare il cambiamento del motorsport, nel corso dei decenni. Conosciamo tutti le varie evoluzioni e rivoluzioni: motori diversi, circuiti diversi, piloti diversi, scuderie spesso diverse... ma anche le valutazioni, talvolta, sono molto differenti, le menti sono selettive, del passato si ricorda la gloria, del presente solo le volte in cui "la Formula 1 è morta".
Prendiamo Le Castellet 2019, evento caratterizzato da una piattezza tale da far crollare le palpebre anche a una grossa fetta di telespettatori affezionati, tanto da minare, non per i più, la passione incondizionata del cedere all'intrattenimento delle gare di automobilismo per tutta un'esistenza. Ecco che la memoria ha le gambe corte, quella Francia può considerarsi un tributo, seppure non del tutto riuscito, a Messico 1988, innominabile evento del decennio di gloria della F1.

Se il grado di caduta delle palpebre era simile, più di trenta anni fa, a Città del Messico si consumava un evento infinitamente più pittoresco, in senso negativo, che non sarebbe sfuggito alla generazione attuale. Ricordate l'indignazione per il GP di Baku 2016, partito esattamente un minuto contato dopo la fine della 24 Ore di Le Mans? La micidiale sovrapposizione che disturbava gli improvvisati puristi? Messico 1988 si svolse lo stesso giorno della Indy 500, partendo addirittura prima dello sventolio della bandiera a scacchi di quella Indianapolis.

In più, in quell'appuntamento messicano, si concretizzò un altro terribile incubo del telespettatore moderno, sempre pronto a criticare le monoposto di oggi, i piloti che non riescono ad esprimersi e a fare la differenza rispetto ai compagni di squadra (Pierre Gasly non è un telespettatore moderno): doppietta McLaren, davanti alle due Ferrari, alle due Arrows e alle due Benetton, le uniche vetture gemelle giunte al traguardo tutte "in coppia".
Messico 1988 è la dimostrazione lampante del fatto che l'appassionato distratto tende spesso a ragionare per stereotipi: basta un video di un minuto, un bel duello della storia, quanto basta per assimilare quella manciata di secondi all'intera durata di gara. Ancora, quelle tre, quattro gare più belle di una stagione, ecco raffigurata un'intera annata, selezionata da tutto il resto, contributi trasparenti, insulsi alla logica di un circoscritto passato da glorificare.

Il suggerimento è non cercare a tutti i costi nell'epoca odierna ciò che si è amato in passato. Ogni periodo ha i suoi eventi, i suoi personaggi, le sue storie. Il passato non tornerà e il modo migliore per guardare la F1 con entusiasmo è vedere i lati positivi dell'oggi, magari cercando di non restare sempre, troppo prevenuti. Altro consiglio è guardare Messico 1988: può servire a spiegare come l'umanità sia riuscita a sopravvivere a Francia 2019.

Più che altro, quel GP del Messico fu concomitante con la mia venuta al mondo, la curiosità è donna, i potenti mezzi da differita online, la mia visione postuma non lasciò alternative al più crudele giudizio... "Gara noiosaaaahhh!": non solo posizioni invariate da inizio a fine gara, tranne la scaramuccia con Senna dei primi chilometri risolta da Prost che impose l'ordine per quelli restanti al taglio del traguardo. Anche a livello di sensazioni: inesistente quel pathos da tutti in piedi sul divano, paradossalmente evidente in gare da fiato corto come Canada 2019.

Non ci saranno più i Senna, i Mansell, i propulsori V12 e quant'altro glorificato dai tempi andati. Però, la nemica noia ha sempre cavalcato i palcoscenici della F1, in maniera random, nonostante la fama da spettacolo assoluto di certe ere famose. Anche nella noia dell'epoca moderna, i protagonisti nei ricordi saranno gli aspetti positivi, vivi del maltrattato presente, caratterizzatore della più malinconica nostalgia, tra dieci, venti, o trent'anni.

Milly Sunshine.

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