In tanti anni di osservazione di Formula 1, e non solo, giungo sempre più ad una considerazione generale, di natura, volendo, puramente psicologica. I piloti evolvono costantemente, nella fattispecie verso una maggiore percezione del pericolo che sembra, automaticamente, allentarli.
In altri termini, si incamminano impercettibilmente verso il viale del tramonto, al di là dei singolari tempi e metodi.
Il risultato, di tutto ciò, si traduce in un approccio conservativo, attendista, più strategico, se non tattico. Qualche azzardo in meno, un sorpasso in più non conquistato, insomma, una condotta meno appariscente. Il che, non compromette assolutamente il livello di rendimento, il talento, ma restituisce una forma differente, adulta, specialmente nello stile di guida.
Una maturazione agonistica che modera la spettacolarità, col passare del tempo, di ogni pilota.
Ecco che Hamilton sembra mettere in crisi uno come Alonso in quel lontano 2007. Così come Ricciardo, sembra travolgere Vettel, nel più vicino 2014. Ultimo, Max Verstappen, al cui cospetto, la famosa Mossa Ricciardo sembra un lontano ricordo.
L'olandesino è, al momento, in una fase primordiale, dove deve ancora del tutto plasmarsi come uomo, pilota e Campione. Un momento in cui, solo il suo immenso talento, regge la sua figura sportiva. Scaltro, incosciente, affamato, irrispettoso, egoista, dannatamente veloce e costante, immune quasi sempre da errori. Ma più di tutto, spettacolare come tutti i promettenti campioni, capace di Mosse, alla Verstappen ovviamente.
Una dimensione spregiudicata che appare come una esaltazione naturale della sua classe, anche in riferimento a tutti coloro che si trovano in pista nei suoi dintorni. Una dimensione che necessita di quella evoluzione di cui sopra. Inizia per L'Olandese Volante il momento più importante, quello più difficile, dove deve imparare a coltivare il suo talento. Inevitabilmente dovrà piegare il suo ego, e capire che per vincere ha bisogno di farsi amare dalla sua squadra. Il lavoro simbiotico col team dovrà prendere spazio sul suo gran lavoro in pista. Lontani sono ormai i tempi in cui era solo col suo go-kart, ora il suo lavoro richiede la massima serietà e dedizione alla causa.
Solo con la fantasia in pista, puoi volare, emozionare, di certo entusiasmare, ma vincere anche senza tutto questo, è una delle chiavi di successo di un vero Campione. Insomma, deve saper vincere anche mettendosi talvolta da parte, restando sempre a completa disposizione dei suoi uomini al muretto.
Proprio come proprio Schumi ha spesso fatto, con grande orgoglio, oltre che, di solito, con puntuale successo.
Verstappen è capace di tutto, e la sua spiccata intelligenza deve iniziare a fargli comprendere che la priorità è la sua crescita professionale. Senza questo macro-passaggio rimarrà una semplice mina vagante, folgorante ma innocua. La stoffa è di quelle buone, purtroppo per gli altri, sebbene sia testardo visto la sua ancora giovane età. Ma già in questo inizio di 2017, sembra sia iniziato il processo, l'approdo allo stadio ultimo, quello proprio del Campione, avente connotazione stratosferica nel suo caso.
Tutto ciò, in parte, ha aiutato anche i Vettel e gli Hamilton di oggi a raggiungere risultati eccezionali. Atti di sacrificio e dedizione mancati ad Alonso, fattori che hanno inciso, non poco, sulla sua carriera. Limiti caratteriali che, per certi versi, non gli hanno permesso di creare le condizioni per continuare a vincere, al netto dei disastri odierni, e non, altrui.
Gianluca Langella. Follow @redf1gp