Melbourne. Si dovrebbe proferire di quanto fatto dal finlandese Mercedes in quel dell'Albert Park, Valtteri Bottas. Della debacle Ferrari. Perché no, della beffa comminata al Re Nero, Lewis Hamilton. Eppure, può esserci altro, lì nella miriade di emozioni e sensazioni scuotenti l'animo, il cuore di un normale osservatore alla vista di questa Australia edizione 2019.
Se la matematica non è un'opinione, la statistica è una grande bastarda. Tanto ha avuto, preso, rubato il prode Sebastian Vettel e la sua Ferrari nei recentissimi trascorsi australi, tutta roba buona pagata a caro prezzo in questo esordio mondiale. Per certi versi, come per il nemico in questa dolce dicotomia moderna, il Re delle pole anche di Melbourne.
Un luogo oramai stregato per Lewis Hamilton relativamente le sue di vittorie nel continente gemmato dalla Ayers Rock. Nonostante gli sbattimenti del sabato, la foga maestosa nel confermare i connotati della sua egemonia, proprio la vettura gemella #77 si svela fonte di tramortimento e imbambolamento per 58 tornate a suon di decimi al giro. Anche questa, roba incandescente, forse più imbarazzante di una insulsa, burlona e dispettosa VSC.
Senza bandiere, simpatie, antipatie, rabbia o dolore, chi più ne ha, più ne metta, bisogna ammettere che Valtteri Bottas, alla guida della nuovissima di zecca Mercedes W10, ha goduto, ha fatto godere orde indistinte di veri, sani appassionati di Formula 1. Valtteri Bottas ha calato la maschera da maggiordomo ai semafori, palesandosi semplicemente bestiale.
Sarebbero tanti gli aggettivi per descrivere una simile condotta da serial killer da pista privo di empatia. Di certo, cotanta prestazione è ascrivibile a ulteriori fattori apparenti capaci di esaltare un mezzo destinato dalle dicerie ad accusare un fantomatico mezzo secondo. Altisonanti balle, fioccate da linguacce interne ed esterne a quel di Stoccarda.
Altisonanti note provenienti dall'etichettato da chiunque "atipico". Il circuito cittadino di Melbourne ha deriso l'utilità dei depotenziamenti aerodinamici, ha protestato contro il derivante, seppur leggero imbruttimento estetico dei missili d'annata. Ha baciato soprattutto la freccia d'argento finlandese. Ha coccolato le lucentissime Pirelli costruzione 2019. Ha sublimato un miraggio romantico.
Era stupenda la Formula 1 di fine/inizio nuovo millennio, al di là di quelle tinte unite pronte a dominare. Era favoloso, esaltante, spettacolare gustare quelle vetture meno perfette, pur sempre rabbiose e velocissime, capaci di replicare giro dopo giro il best lap in gara. Ben oltre il necessario, rese pronte per sbranare i cronometri ad ogni santissimo weekend.
Sarebbero tanti gli aggettivi per descrivere una simile condotta da serial killer da pista privo di empatia. Di certo, cotanta prestazione è ascrivibile a ulteriori fattori apparenti capaci di esaltare un mezzo destinato dalle dicerie ad accusare un fantomatico mezzo secondo. Altisonanti balle, fioccate da linguacce interne ed esterne a quel di Stoccarda.
Altisonanti note provenienti dall'etichettato da chiunque "atipico". Il circuito cittadino di Melbourne ha deriso l'utilità dei depotenziamenti aerodinamici, ha protestato contro il derivante, seppur leggero imbruttimento estetico dei missili d'annata. Ha baciato soprattutto la freccia d'argento finlandese. Ha coccolato le lucentissime Pirelli costruzione 2019. Ha sublimato un miraggio romantico.
Era stupenda la Formula 1 di fine/inizio nuovo millennio, al di là di quelle tinte unite pronte a dominare. Era favoloso, esaltante, spettacolare gustare quelle vetture meno perfette, pur sempre rabbiose e velocissime, capaci di replicare giro dopo giro il best lap in gara. Ben oltre il necessario, rese pronte per sbranare i cronometri ad ogni santissimo weekend.
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Ed è verissimo che talvolta l'apparenza inganna, ma che apparenza, quella servita sull'asfalto australiano dal biondo d'argento. Un continuo incontro di box con la Rolex, una sfida degna dei tempi andati, dove la possenza, l'imbattibilità di pilota e monoposto, anche occasionale, si presentava alla "...piacere Bond, James Bond".
È questa la sensazione, il caldo fenomeno invocato tra le tracce interiori di una identità storica, gloriosa. Sottovalutata, cancellata dai posteri. Amata e spasmodicamemte ricercata dagli amanti nelle faide di questa era ibrida, imbrigliata da cavilli sistemici malati. Materia allucinogena, utile a scaraventare il Circus in un girone infernale.
È questa la sensazione, il caldo fenomeno invocato tra le tracce interiori di una identità storica, gloriosa. Sottovalutata, cancellata dai posteri. Amata e spasmodicamemte ricercata dagli amanti nelle faide di questa era ibrida, imbrigliata da cavilli sistemici malati. Materia allucinogena, utile a scaraventare il Circus in un girone infernale.
Occorre tornare subito alla razionalità, metabolizzare questa suggestione malinconica donata dalla battaglia d'Australia. Occorre rientrare nel contesto odierno, ad una F1 marchiata a fuoco dal convulso risparmio da pista, dove è l'illusione romantica di questa Melbourne a rischiare di restare un caso isolato.