Spielberg. La prima e l’ultima volta in Stiria della F1. Un nome bucolico, una terra affascinante, misteriosa e romantica quale propaggine nord-est della catena alpina, quello del land austriaco con capitale a Graz, appuntamento-specchio nella regione della Red Bull Racing, con i padroni di casa costretti a essere semplici sfumature di contorno al pressoché solito epilogo domenicale: quello di una Mercedes che domina nella patria di Toto Wolff.
Il mondiale 2020 è già in crisi, in una replica di quanto accaduto nelle prime battute della passata stagione. Un antipasto di ciò che potrebbe ripetersi nel 2021, con una Mercedes di tale portata. Intorno al punto fermo di Stoccarda volteggiano i soliti aloni, scie simili a sfumature, incapaci di materializzarsi nella mano di colore definitiva, tentativo ultimo di coprire quel nuovo nero made in Brackley una volta per tutte.
Dove sta il gusto di assistere all’ira funesta che infinito (non) addusse lutto ai tedeschi? L’ira di una scuderia come quella partita da padrona di casa tra le alpi della Stiria, la “blue” opaca Red Bull, ancora sospesa in quella terra di mezzo tecnologica da dove è scomparsa la Ferrari. Quella rossa potenzialmente alleata in pista, con la quale inaugurare, magari, una crociata definitiva contro la divina Mercedes. Non ancora: si preferisce restare nel solito limbo dell’inconsistenza, sull'onta di una guerriglia attuata dal più classico dei fronti, disfatto e racchiuso in sacche di resistenza già spacciate.
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Una trincea relativamente sguarnita nelle prime linee, alla quale si affacciano outsider forse più affascinanti. Come l’arancia e la gialla, le più papabili McLaren e Renault, seriamente alle prese con l’infiltrata rosa, la Racing Point, piazzatasi anch’essa in seconda linea per scompigliare le fila, per fare il verso alla Mercedes. Orde di bestie affamate pronte a mordere e schiacciare il Cavallino affannato e in balia degli eventi.
E come in un quadro impressionista, tutto ‘sto gruppone variopinto sferra pennellate e lascia sfumature dai continui intriganti ai trionfi inconfutabili di Stoccarda. Talvolta sono figure “storpiate” à la Picasso, come l'attualmente grottesca SF1000, replica indegna dell’indimenticato capolavoro Ferrari.
Ecco che l’individualismo, baluardo essenziale dell’indole umana e insito nel motorsport, si fa di nuovo spazio tra i piloti del futuro, già piantati in questo presente posseduto da altri. È Lando Norris, particolarmente innamorato del “frullatore” di Stiria, a siglare con la rediviva McLaren due convincenti prestazioni. Lì tra colleghi da midfield, come il tenace Daniel Ricciardo, il maturo sfigato Sergio Perez, il “raccomandato” Lance Stroll, il dormiente Alexander Albon.
E come in un quadro impressionista, tutto ‘sto gruppone variopinto sferra pennellate e lascia sfumature dai continui intriganti ai trionfi inconfutabili di Stoccarda. Talvolta sono figure “storpiate” à la Picasso, come l'attualmente grottesca SF1000, replica indegna dell’indimenticato capolavoro Ferrari.
Ecco che l’individualismo, baluardo essenziale dell’indole umana e insito nel motorsport, si fa di nuovo spazio tra i piloti del futuro, già piantati in questo presente posseduto da altri. È Lando Norris, particolarmente innamorato del “frullatore” di Stiria, a siglare con la rediviva McLaren due convincenti prestazioni. Lì tra colleghi da midfield, come il tenace Daniel Ricciardo, il maturo sfigato Sergio Perez, il “raccomandato” Lance Stroll, il dormiente Alexander Albon.
Poco più avanti, passata la coltre delle mille sfumature intermedie, si staglia dalla tavolozza mondiale la sagoma del più aggressivo tra gli outsider: quel Verstappen consapevole della sua forza, dei rischi del mestiere e dei limiti del suo mezzo. L’olandese sembra essere l’unico, al momento, in grado di dipingere scene alternative al dominio di Stoccarda. Esempio di pilota eccelso alla guida di un mezzo – per il momento – ancora troppo discreto.
La stessa “discrezione” che pare aver colto Bottas, presentatosi con le sembianze di "Woodman" al primo appuntamento mondiale, tornato più docile, più bernardesco, alla prova del nove di Stiria, in quei bordi originali del ritratto di gara in cui il pilota avversario si esalta in un confronto tecnicamente impari. Piazzato lì, al centro del dipinto, nella scena emblematica del gran premio, simbolo dolorosamente perfetto di dramma sportivo, al fianco di Max, di una leggenda motoristica in piena crisi esistenziale.
La stessa “discrezione” che pare aver colto Bottas, presentatosi con le sembianze di "Woodman" al primo appuntamento mondiale, tornato più docile, più bernardesco, alla prova del nove di Stiria, in quei bordi originali del ritratto di gara in cui il pilota avversario si esalta in un confronto tecnicamente impari. Piazzato lì, al centro del dipinto, nella scena emblematica del gran premio, simbolo dolorosamente perfetto di dramma sportivo, al fianco di Max, di una leggenda motoristica in piena crisi esistenziale.
Una chiazza rigurgitante di rosso opaco, dove soldati d’alto rango combattono per le briciole, incespicano, abbassano la testa. Lì dove fa capolino lo sguardo sconsolato di Leclerc, celante la quintessenza del momento Ferrari: perché il patatrac stiriano è solo la punta di un iceberg sul punto di sciogliersi in lacrime cagionate da una stagione e da un biennio segnati da una tremendo e antiestetico squarcio nero sulla tela dei sogni iridati.