È stata una delle parole-chiavi del 2018 motoristico: diatriba, tormentone, pro e contro, nostalgici e innovatori, sicurezza e bruttezza. L’appassionato si è diviso. Al di là delle considerazioni tecniche. Al di là del parere dei piloti e degli ingegneri. Al di là della FIA. Tra il serio e il faceto, un’analisi dei profili dei tanti appassionati di F1 Halo-scettici.
O
ltre le considerazioni tecniche su Halo, gli appassionati di F1 si stanno abituando al nuovo sistema di sicurezza introdotto nel 2018 per proteggere la testa dei piloti da macchine e ruote volanti. O almeno ci provano. Halo non è bello… ma funziona.
Lo ha dimostrato (senza volerlo) Fernando Alonso, decollato con la sua Mclaren-Renault poco dopo la partenza di Spa sulla Sauber di Charles Leclerc, previa spintarella Renault di Nico Hulkenberg. Senza Halo, probabilmente, la ruota anteriore destra della vettura arancione avrebbe colpito la testa del pilota monegasco con gravi e forse fatali conseguenze. Ma Halo ha assorbito il colpo graniticamente dimostrando la sua affidabilità anche a i più scettici. Buona la prima... che in realtà è una seconda: già in maggio abbiamo potuto apprezzare la sua utilità durante una gara di GP2 nell’incidente occorso tra Tadasuke Makino e Nirei Fukuzumi in Spagna.
Nonostante le qualità (evidentemente non estetiche…) e il valore dell’idea in sé (fonte di ispirazione anche in Indycar per sistemi differenti ma portatori della stessa filosofia) all’appassionato di F1 capita (ancora) di rinnegare con fervore e apparente lucidità la bontà di un sistema di sicurezza che ha già dimostrato la sua efficacia. Lasciando per un momento da parte analisi tecniche e sportive, e vestendo i panni giocosi di un sociologo, possiamo individuare alcune categorie di persone – con le loro distinte fenomenologie – che, in particolare sui social network, continuano a “combattere” l’Halo system.
Lo ha dimostrato (senza volerlo) Fernando Alonso, decollato con la sua Mclaren-Renault poco dopo la partenza di Spa sulla Sauber di Charles Leclerc, previa spintarella Renault di Nico Hulkenberg. Senza Halo, probabilmente, la ruota anteriore destra della vettura arancione avrebbe colpito la testa del pilota monegasco con gravi e forse fatali conseguenze. Ma Halo ha assorbito il colpo graniticamente dimostrando la sua affidabilità anche a i più scettici. Buona la prima... che in realtà è una seconda: già in maggio abbiamo potuto apprezzare la sua utilità durante una gara di GP2 nell’incidente occorso tra Tadasuke Makino e Nirei Fukuzumi in Spagna.
Nonostante le qualità (evidentemente non estetiche…) e il valore dell’idea in sé (fonte di ispirazione anche in Indycar per sistemi differenti ma portatori della stessa filosofia) all’appassionato di F1 capita (ancora) di rinnegare con fervore e apparente lucidità la bontà di un sistema di sicurezza che ha già dimostrato la sua efficacia. Lasciando per un momento da parte analisi tecniche e sportive, e vestendo i panni giocosi di un sociologo, possiamo individuare alcune categorie di persone – con le loro distinte fenomenologie – che, in particolare sui social network, continuano a “combattere” l’Halo system.
L'esteta. C’è poco da fare: Halo è brutto. Magari tinto di rosso e col cavallino in bella vista, la situazione migliora un po’, ma per chi è abituato a una McLaren taurina del 2005 o a una Ferrari missilistica del 2009, vedere quel coso là davanti non è il massimo. L’esteta darebbe via qualunque cosa – pure un titolo mondiale – pur di vedere la macchina del proprio cuore sfrecciare con un design elegante fra le strade di Monaco o aizzare il pubblico dell’Eau Rouge con le proprie linee impeccabili, sinuose, femminee.
Il bastiancontrario. Nell’era dei social, il bastiancontrario è ovunque. È sufficiente un fiammifero per incendiare la sua ira. Halo? Che Halo? Il videogioco? Ma scherziamo? No no. E se poi ci scappa un commento da parte di un pilota che non gradisce il nuovo sistema di sicurezza – non parliamo di Leclerc, però, stranamente… – allora è fatta: Halo è il male. E subito a disdire l’abbonamento (legale o meno) che permette al contrariato di seguire la F1. Mai più. Mai più!
Il sanguinario. Fa male dirlo, ma c’è chi segue gli sport motoristici per il gusto dell’incidente. Li si riconosce facilmente, perché appena si inizia a parlare di vero sport, la loro parlantina crolla. Il sanguinario non sa nulla di gomme, di alettoni, di strategie, né tantomeno di piloti: predilige le partenze, specie quelle più rocambolesche. E l’avvio di Spa 1998 è, ai suoi occhi, più incredibile di un film d’azione con Jean-Claude Van Damme. Se poi il pilota si fa male, pazienza: è il motorsport, che ci vuoi fare? Non vorrai mica piangere per dei piloti strapagati mentre io piglio sì e no mille euro al mese, vero?
Il bastiancontrario. Nell’era dei social, il bastiancontrario è ovunque. È sufficiente un fiammifero per incendiare la sua ira. Halo? Che Halo? Il videogioco? Ma scherziamo? No no. E se poi ci scappa un commento da parte di un pilota che non gradisce il nuovo sistema di sicurezza – non parliamo di Leclerc, però, stranamente… – allora è fatta: Halo è il male. E subito a disdire l’abbonamento (legale o meno) che permette al contrariato di seguire la F1. Mai più. Mai più!
Il sanguinario. Fa male dirlo, ma c’è chi segue gli sport motoristici per il gusto dell’incidente. Li si riconosce facilmente, perché appena si inizia a parlare di vero sport, la loro parlantina crolla. Il sanguinario non sa nulla di gomme, di alettoni, di strategie, né tantomeno di piloti: predilige le partenze, specie quelle più rocambolesche. E l’avvio di Spa 1998 è, ai suoi occhi, più incredibile di un film d’azione con Jean-Claude Van Damme. Se poi il pilota si fa male, pazienza: è il motorsport, che ci vuoi fare? Non vorrai mica piangere per dei piloti strapagati mentre io piglio sì e no mille euro al mese, vero?
Il nostalgico. La F1 è morta e il nostalgico lo sa bene. Le macchine che vediamo sfrecciare a Silverstone alla velocità della luce non sono vere F1 ma imitazioni, obbrobri, canzonature. I motori silenziosi e ultratecnologici fanno più schifo di un ciambellone malriuscito. La vera F1, per il nostalgico, è quella degli anni Trenta. Se arriva a calcolare Lauda è già tanto. Fangio era un raccomandato che guidava Hot Wheels un po’ più ingombranti e gli altri… Aspetta, quali altri? La F1 ha corso anche negli anni Sessanta? Naturalmente, tra una ventina d’anni, Hamilton e Vettel saranno i nuovi Gilles e Ayrton… perché il nostalgico ha bisogno di tempo.
Il nostalgico, quello vero. Menzione a parte (e d’onore, ma sul serio) merita il nostalgico genuino, quello che di motorsport ne capisce, non è certo un sanguinario (ma conosce bene la F1 del passato, quella che ha strappato alla terra giovani e coraggiosi uomini). Ha solo… nostalgia. Nostalgia della F1 più o meno antica, degli eroi immortali capaci di restare nel cuore degli appassionati per decenni, forse per sempre. Sa cosa vuol dire vedere un pilota morto e l’idea non gli piace affatto. È abituato agli eroi del passato, consapevole che anche i piloti odierni sono, a loro modo, degli eroi. Halo non gli piace ma prima o poi si abituerà: le mani gli tremano allo spegnersi dei semafori anche nel 2018 e non può farci niente, tra ansiolitici e respirazione controllata egli non può, in alcun modo, fare a meno della F1.
Come noi, del resto.
Claudio Santoro.
Follow @redf1gp
Il nostalgico, quello vero. Menzione a parte (e d’onore, ma sul serio) merita il nostalgico genuino, quello che di motorsport ne capisce, non è certo un sanguinario (ma conosce bene la F1 del passato, quella che ha strappato alla terra giovani e coraggiosi uomini). Ha solo… nostalgia. Nostalgia della F1 più o meno antica, degli eroi immortali capaci di restare nel cuore degli appassionati per decenni, forse per sempre. Sa cosa vuol dire vedere un pilota morto e l’idea non gli piace affatto. È abituato agli eroi del passato, consapevole che anche i piloti odierni sono, a loro modo, degli eroi. Halo non gli piace ma prima o poi si abituerà: le mani gli tremano allo spegnersi dei semafori anche nel 2018 e non può farci niente, tra ansiolitici e respirazione controllata egli non può, in alcun modo, fare a meno della F1.
Come noi, del resto.
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